
L’importanza assunta dagli impianti citofonici o videocitofonici negli impianti civili è nota a tutti. La necessità di comunicare con l’esterno degli edifici in modo semplice, economico e sicuro ha permesso infatti a tali apparecchi una larga diffusione soprattutto in ambito residenziale.
Costruttivamente i citofoni si presentano costituiti da due parti, un microtelefono e una base, collegati fra loro per mezzo di un cordone flessibile.
Il microtelefono, chiamato comunemente cornetta, contiene al suo interno un ricevitore e un microfono che fungono da trasduttori elettroacustici, in grado di trasformare correnti elettriche in onde sonore o viceversa.
La base contiene al suo interno una morsettiera per i collegamenti dei cavi, alcuni contatti di commutazione azionati dal peso dal microtelefono, un ronzatore ed in alcuni casi dei pulsanti per le chiamate e l’apertura del portone.
Più citofoni per comunicare fra loro e con un eventuale posto esterno necessitano di una alimentazione in corrente continua fornita da un alimentatore dotato generalmente anche di una sorgente in corrente alternata per l’alimentazione delle varie parti dell’impianto, come ad esempio il circuito di comando della serratura elettrica.
Il microfono e il ricevitore
Il microfono più diffuso è il tipo a carbone (fig.1a). Una capsula contenete granuli di carbone è racchiusa da una sottile lamina metallica in grado di vibrare se investita da onde sonore. La compressione più o meno intensa subita dai granuli a causa di tali vibrazioni provoca una variazione della resistenza elettrica del carbone e una conseguente modulazione della corrente microfonica che, raggiunto il ricevitore, viene ritrasformata in onde sonore.
Il principio di funzionamento del ricevitore (fig. 1b) si basa sull’attrazione che subisce una membrana di materiale ferroso sottoposta al flusso prodotto da un elettromagnete. L’attrazione, che si manifesta con forza variabile, fa vibrare la membrana che genera a sua volta onde sonore percepibili dall’orecchio umano.
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