
Il gas refrigerante allo stato liquido entra nell’evaporatore dove evapora assorbendo calore dall’aria presente nell’ambiente. I tipi di gas refrigerante utilizzati evaporano però, quando si trovano alla pressione atmosferica, ad una temperatura troppo bassa per i nostri scopi (circa -41°C per l’R22, -44°C per l’R407C e -51°C per l’R410A).
Per questo motivo il sistema viene fatto lavorare con il gas ad una pressione superiore a quella atmosferica permettendoci, secondo necessità, di elevare la temperatura di evaporazione e di ottimizzare le funzioni richieste al climatizzatore che sono quelle di sottrarre calore e umidità all’aria dell’ambiente. In pratica quando il sistema split opera in raffreddamento la temperatura di evaporazione può essere compresa tra 0°C e +10°C in funzione della temperatura esterna e del tipo di sistema. Il calore accumulato dal fluido nella fase di evaporazione deve essere portato fuori dall’ambiente dal quale è stato prelevato e ceduto all’aria esterna.
Questo può essere ottenuto solo se portiamo il fluido ad una temperatura superiore a quella dell’aria esterna. Del lavoro necessario si occupa lo stesso compressore che, riducendo il volume del gas, ne aumenta la pressione e quindi la temperatura durante la fase di condensazione. Il calore può essere a questo punto ceduto all’esterno per mezzo del condensatore dotato di ventilatore collocato nell’unità esterna. A questo punto il fluido in uscita dal condensatore incontra una strozzatura, cosiddetta capillare, che determina una forte perdita di carico riportando di nuovo il gas refrigerante a bassa pressione e permettendo in tal modo di ricominciare il ciclo.
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