
Per valutare lo stato di fatto degli impianti sono state poste alcune domande finalizzate a determinare l’esistenza dei requisiti minimi di sicurezza e sono stati eseguiti da tecnici qualificati rilievi diretti in un campione ristretto di impianti.
L’esistenza di un dispositivo di sezionamento generale è stata riscontrata nell’80% dei casi (figura 6), mentre l’interruttore differenziale sembra essere presente nel 92% delle case italiane.
L’impianto di terra sembra esistere nell’81% delle abitazioni (figura 7). Questo dato è abbastanza sorprendente se viene messo in relazione con l’età del fabbricato, da cui risulta che anche stabili di età superiore a 25 anni hanno l’impianto di terra (73%).
Il punto dolente rimane (il 55% degli impianti non risultava protetto contro le sovracorrenti, nella precedente edizione dell’indagine) quello della protezione contro le sovracorrenti che risulta essere verificata solo nella metà dei casi (52%).
In particolare risulta non essere verificata la protezione contro i sovraccarichi.
Strettamente correlate con questo aspetto sono le dimensioni dei conduttori. I rilievi eseguiti evidenziano che nel 72% dei casi vengono impiegati conduttori di sezione pari a 2,5 mm2, nel 24% conduttori di sezione pari a 1,5 mm2 mentre nel 4% dei casi sono stati trovati conduttori da 4 mm2.
Per quanto riguarda invece i circuiti di illuminazione l’85% è stato realizzato impiegando conduttori da 1,5 mm2 mentre il 14% con conduttori di sezione pari a 1 mm2, valore inferiore alla sezione minima ammessa dalla norma Cei 64-8 per i circuiti di potenza.
Esistono poi pochi impianti (1%) nei quali gli apparecchi di illuminazione sono alimentati tramite linee di sezione pari a 2,5 mm2.
Un altro dato molto importante sullo stato degli impianti elettrici e sulla loro sicurezza, in particolare relativamente alla protezione contro i contatti diretti, riguarda l’integrità dei vari componenti (figure 8 e 9). Nella fattispecie è stata rilevata la presenza di elementi danneggiati e di prese fissate in modo precario rispettivamente nell’8% e nel 21% dei casi.
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