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La direttiva Atex

Pubblicato: 12 febbraio 2012 Categoria: Altro
La direttiva Atex
Le direttive 94/9/CE e 99/92/CE, denominate Atex definisce i requisiti per la tutela della sicurezza e della salute di persone, animali domestici e immobili, e riporta le diverse procedure per la dimostrazione di conformità degli apparecchi ai requisiti della direttiva. Per atmosfera esplosiva si intende una miscela a temperatura e pressione ambiente di aria e di sostanze infiammabili (gas, vapori, nebbia o polveri) che, in seguito ad accensione, propaga molto rapidamente la combustione alla miscela incombusta.

La normativa italiana riguardante gli impianti elettrici antideflagranti è nata nel 1955 con il dpr 547. L’anno successivo, con la norma Cei 23-4, veniva praticamente recepito solo il modo di protezione mediante custodie a prova di esplosione, confermato, tredici anni dopo, dalla Cei 31-1, prima norma del Comitato 31 allineata con le raccomandazioni Iec e Cenelec. Questa scelta iniziale, seguita da quasi 40 anni di immobilismo normativo, ha condizionato l’impiantistica elettrica antideflagrante italiana che, fino al 1994, è rimasta inchiodata al sillogismo “antideflagrante uguale a custodie a prova di esplosione”, pur avendo recepito, ma solo a livello formale e per obbligo comunitario, gli altri modi di protezione che si andavano consolidando nel nord Europa e negli Stati Uniti. La direttiva Atex, pubblicata nel 1994, ma definitivamente operante solo dal 1° luglio 2003, ha rotto definitivamente con il passato stabilendo quattro punti fermi:

  1. la direttiva stessa stabilisce i requisiti minimi di sicurezza, che pur essendo coerenti con la normativa vigente, non sono più rigidamente vincolati ad essa;

  2. in tutti i luoghi classificati pericolosi sotto l’aspetto del rischio di esplosione per presenza di gas o di polveri, si devono impiegare costruzioni rispondenti ai suddetti requisiti di sicurezza;

  3. il pericolo è suddiviso in tre livelli, a ciascuno dei quali si addice una particolare categoria di costruzioni: la categoria 1 copre il livello di massimo pericolo (zone 0 e 20), la categoria 2 il livello di pericolo elevato (zone 1 e 21), la categoria 3 che quantitativamente è di gran lunga la più importante, il livello di pericolo definito “normale” (zone 2 e 22). La definizione “normale” non è casuale; infatti tutte le leggi comunitarie impongono i massimi livelli possibili di prevenzione contro la formazione di atmosfere esplosive, sicché in condizioni normali dovrebbero esistere solo zone 2 e 22;

  4. la dichiarazione di conformità ai requisiti di sicurezza deve riferirsi al modo di protezione standard o nuovo e alle categorie suddette e deve, in ogni caso, essere accompagnata da un modulo di controllo di fabbricazione che garantisca la continuità della rispondenza a tali requisiti durante la produzione.

Per effetto del punto 1 non è più necessario attendere che nuove norme recepiscano nuovi modi di protezione per ottenere la certificazione in quanto la stessa direttiva contiene indicazioni sufficientemente dettagliate.
Per effetto del punto 2 non sono più ammessi i vecchi impianti AD-T e AD-FT basati sull’impiego di costruzioni stagne IP55 e IP44, ora sostituite da quelle con modo di protezione Ex n G e D.
Per effetto del punto 3 la vecchia norma Cei 64-2 ha dovuto lasciare il posto alle nuove Cei 31-30 e 31-34 che introducono un più razionale criterio di determinazione delle zone 2, ampliando notevolmente il campo di impiego delle costruzioni di categoria 3 alla quale appartengono i tipi Ex n.
Per effetto del punto 4 la garanzia è estesa alla produzione e non più solo al prototipo sottoposto all’ente verificatore; in particolare il modulo di controllo fabbricazione, da mettere a disposizione delle autorità addette alla sorveglianza, per le aziende con certificazione Iso 9000 diventa un impegno certificato anche nei confronti del cliente.

Si può concludere che il nuovo approccio Atex offre maggiori garanzie di sicurezza all’utente unitamente alla possibilità di graduare la spesa per la protezione antideflagrante alla effettiva entità del pericolo; nel contempo libera la ricerca tecnologica dall’asservimento rigido alla normativa che ha tempi di preparazione e di recepimento sovente eccessivi e scoraggianti.

Protezioni a confronto
Modo di protezione
Lettera
Commento
Con custodie a prova di esplosione
d
Questo metodo consiste nel racchiudere in robuste custodie le parti pericolose in modo che l\'innesco di una eventuale esplosione sia in grado di coinvolgere solo il modesto quantitativo di gas contenuto nella custodia stessa senza propagarsi all\'ambiente esterno. È un modo costoso come materiale e gravoso come installazione ma offre il vantaggio di non richiedere apparecchi particolari in quanto la protezione è realizzata unicamente dalle custodie, dai tubi protettivi, dagli elementi di passaggio e di bloccaggio; consentono di ridurre, tramite il fattore di riduzione k3, la componente di bloccaggio
A sovrapressione interna
p
Consiste essenzialmente nel racchiudere in custodie riempite di gas inerte in sovrapressione le parti pericolose in modo che non vi possa penetrare l\'atmosfera pericolosa; questo metodo è applicato ad assiemi protetti da armadi (per esempio quadri) o anche ad interi ambienti; sarebbe molto dispendiosa l’applicazione a singoli apparecchi di piccole dimensioni
A sicurezza aumentata
e
Consiste nell’adozione di provvedimenti tendenti ad evitare la formazione di punti caldi; questo modo è applicabile solo ad apparecchi non scintillanti
Per immersione in olio
o
Consiste essenzialmente nel proteggere le parti pericolose mediante immersione in olio con caratteristiche dielettriche; richiede apparecchi di particolare costruzione ed è quasi completamente obsoleto anche perché la manutenzione è onerosa
Sotto sabbia
q
Consiste essenzialmente nel riempire di sabbia scatole e cassette contenenti componenti statici in modo da isolare i punti caldi dall\'atmosfera; si impiega solitamente per proteggere le condutture nei pozzetti e nei cunicoli
Per incapsulamento
m
Consiste essenzialmente nel racchiudere in capsule ermetiche piccoli componenti pericolosi in modo che non vi possa penetrare l\'atmosfera esplosiva
A sicurezza intrinseca
i
Consiste nell’utilizzare componenti elettrici caratterizzati dalla impossibilità di produrre archi e scintille aventi energia sufficiente ad innescare l’atmosfera pericolosa; è applicabile a sensori in genere elettronici per misure e controlli di processo con correnti di cortocircuito inferiori alle correnti minime di accensione del gas combustibile
A prevenzione
n
Si basa su provvedimenti di sicurezza aumentata che impediscono lo scambio tra atmosfera esterna ed atmosfera interna dell’apparecchio


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