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Connessione Internet sulla rete elettrica (PLC ossia Power Line Communication)

Pubblicato: 1 dicembre 2005 Categoria: Notizie tecnico normative

Si fanno passi avanti

Facile dire broadband, banda larga, la connessione veloce che è diventata oggi un must, negli uffici e ormai anche nelle case. Se la velocità dei dati attraverso la linea telefonica continua a crescere, non manca tuttavia la sperimentazione di altri sistemi di trasmissione, potenzialmente vantaggiosi per i provider di broadband e per alcune aziende, nonché erogabili molto più capillarmente. E la tanto decantata fibra ottica? Gode di ottima forma, ma nel vorticoso mondo di Internet nulla va dato per scontato. Lo testimonia il consistente affiorare di infrastrutture alternative o complementari, come la connettività via satellite o quella mediante la linea dell’elettricità. Dal punto di vista tecnico non sono esattamente delle novità, perché da tempo se ne parla, spesso sulla carta. Eppure qualcosa negli ultimi mesi si è mosso vistosamente, arrivando a mettere teoricamente in discussione il predominio delle connessioni in uso, anche di quelle più aggiornate che ancora richiedono di bucare l’asfalto in molte zone delle nostre città, per non parlare del loro problematico impianto nelle aree extraurbane.

 


La responsabilità della sfida va ora ascritta a sigle anglosassoni in apparenza astruse: BGAN e BPL. La prima è l’acronimo di Broadband Global Area Network, mentre la seconda significa Broadband over Power Line, anche detta PLC, Power Line Communication. BGAN è un progetto di Internet mediante satellite, che ha l’obbiettivo puro e semplice di fornire un titanico Hot Spot (un’area di connessione wireless, cioè senza fili) a livello planetario. È davvero possibile? I tecnici della telecom britannica Inmarsat ritengono di sì. Tanto che hanno messo a punto i loro potenti gioielli, i due satelliti I4, che dovrebbero funzionare in orbita nel giro di qualche mese. Costo minimo dell’operazione: 1,5 miliardi di dollari. «Il network coprirà l’88% del globo», promette da Londra Chris McLaughlin, vice presidente di Inmarsat. E il trasporto riguarderà anche la voce, con allettanti aperture in materia di telefonia. Assemblati in Francia dalla società EADS Astrium, i gemelli I4 proietteranno sulla Terra un segnale a forma conica, modulabile a piacimento dal Satellite Command Center di Londra, secondo le esigenze dei futuri clienti, che disporranno di terminali di ricezione grandi come computer portatili, alla velocità di trasmissione di 492 Kbps.

 


Ma non meno fertile sembra l’impulso che negli ultimi tempi sta avendo, con notizie fresche dagli Usa, la connessione a banda larga su power line, la rete dell’elettricità. Il sistema BPL, oltre a disporre di un’infrastruttura che è già presente ovunque, molto più della fibra ottica, segna l’entrata nell’enorme torta di Internet delle utilities dell’elettricità. Una sfida non piccola per le telecom, finora prime donne assolute. Il caso sperimentale della città di Cincinnati desta interesse. Qui, il provider Current Communications si è unito al gestore locale della rete elettrica, Cinergy, portando nelle case la broadband a 30 dollari al mese: con un risparmio di circa 15 dollari rispetto al servizio offerto, per esempio, da Time Warner Cable. La connessione è disponibile in ogni presa dell’elettricità, cioè praticamente in tutte le stanze di un appartamento. Sono oltre 50 mila le abitazioni di Cincinnati servite ora da BPL e dovrebbero arrivare a 250 mila entro il 2007: l’utente finale ha soltanto bisogno di un piccolo dispositivo da inserire nella spina e di un cavetto Ethernet collegato al computer.

 


I costi sembrano appetibili, tanto che l’Internet provider EarthLink, che ora deve affittare la rete telefonica da altri gestori (come accade a quasi tutti i provider), ha deciso di introdurre il Bpl nella prima metà del 2006. Ovviamente per le aziende dell’elettricità l’affitto delle linee è un ricavo assai gradito. Non stupisce, allora, l’interesse delle big dell’informatica: tanto per fare nomi, Ibm e l’ormai tentacolare Google. A luglio la prima ha stretto un’alleanza con CenterPoint Energy, un’utility di Houston, per sviluppare servizi broadband. Quanto all’imprendibile Google, ha recentemente investito, insieme ad altre società, 100 milioni di dollari nel menzionato provider Current. E anche giganti come Intel o Motorola hanno aderito alla HomePlug Powerline Alliance, che ha lo scopo di sviluppare standard BPL.

 


E in Italia? Anche l’Enel, tra le prime in Europa, ha avviato dal 2000 una sperimentazione Bpl a Grosseto, dove ancora proseguono le attività di test nell’ambito del progetto Opera, promosso dalla Comunità Europea per la diffusione della banda larga. L’operazione è affidata a Wind e riguarda un campione di circa 200 famiglie. Dall’Enel fanno sapere che, a differenza di quanto accade negli Stati Uniti, la mancanza di una regolamentazione circa il livello delle emissioni elettromagnetiche compatibili con altri servizi già operativi, rende problematico il passaggio dalla fase di test a quella commerciale. Evidentemente, in assenza di un quadro normativo stabile, gli operatori europei ritengono troppo rischioso presentare un’offerta di servizi su larga scala, non avendo la garanzia di poterli poi effettuare con standard competitivi adeguati. Mentre si diffonde con successo anche da noi l’uso della rete elettrica per realizzare le Lan (reti locali) all’interno di uno stesso edificio, come scuole, studi professionali o aziende, in alternativa ai vigenti sistemi di cablaggio. Il risparmio è assicurato.

 

 

 

Fonte: Andrea Rustichelli - Repubblica.it