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Campi elettromagnetici a bassa frequenza: Campi elettrici e campi magnetici

Pubblicato: 16 maggio 2012 Categoria: Guide e approfondimenti
Campi elettromagnetici a bassa frequenza: Campi elettrici e campi magnetici
Alle frequenze inferiori ai 10 kHz, campo elettrico e campo magnetico sono due fenomeni completamente disgiunti e per questo vengono affrontati, trattati e misurati in maniera separata.
Entrambi prendono origine dalla generazione, trasmissione, distribuzione ed uso dell’energia elettrica, ed entrambi, semplificando, rappresentano uno spazio fisico attraversato da forze, ma mentre i campi elettrici sono creati da differenze di potenziale elettrico, o tensioni: più alta è la tensione, più intenso è il campo elettrico risultante,i campi magnetici si creano quando circola una corrente elettrica: più alta è la corrente, più intenso è il campo magnetico.

Un campo elettrico esiste anche se non c’è corrente, vedi figure 3 e 4, (da qui la nascita dei cosiddetti bio-switch cioè i disgiuntori che disinseriscono dal quadro generale la tensione di rete durante la notte per eliminare anche i campi elettrici: di più non ci azzardiamo a dire perché ci dovremmo addentrare nel settore delle nevrosi e delle psicopatologie, che non è il nostro).
Se circola una corrente (figura 5), l’intensità del campo magnetico varia con essa, mentre l’intensità del campo elettrico rimane costante.
Detto questo, andiamo a stabilire le caratteristiche del:
  • campo elettrico “E” che viene definito come una regione dello spazio nella quale si manifestano, per effetto della distribuzione di cariche elettriche, delle forze di natura elettrica (visualizzate con la rappresentazione delle linee di forza) che agiscono sui corpi elettrizzati posti all’interno del campo. Il campo elettrico creato in vicinanza di un conduttore in tensione è un vettore, la cui intensità è indicata con “E” e la sua unità di misura è il volt al metro (V/m). Il campo elettrico, in prossimità di oggetti conduttori (persone incluse), è generalmente perturbato e quindi modificato da questi oggetti;
  • campo magnetico “H” che viene definito come una regione dello spazio entro la quale si risente l’effetto di azioni magnetiche, ovvero le linee di forza del campo magnetico (convenzionalmente dirette da nord a sud). Il campo magnetico “H” è una quantità vettoriale e la sua unità di misura è l’ampere per metro (A/m). Tuttavia, accede spesso che per caratterizzare i campi magnetici, nel contesto degli effetti biologici, venga utilizzata la densità di flusso magnetico “B”, comunemente chiamata induzione magnetica. Tra campo magnetico H ed induzione magnetica B, nel vuoto, nell’aria e nel tessuto biologico esiste un rapporto costante (permeabilità magnetica nel vuoto μ0) L’unità di misura il dell’induzione magnetica è il tesla (T). In seguito, ai nostri fini useremo a volte le dizioni campo magnetico H e induzione magnetica B come sinonimi, fermo restando il diverso significato, elettrico, delle due grandezze;
  • Valore efficace dei campi elettrici e magnetici : i campi elettrici e magnetici alternati possono essere descritti in termini di componenti lungo tre assi ortogonali, variabili nel tempo con regime sinusoidale. Il valore efficace del campo RMS è la radice quadrata della somma dei quadrati dei valori efficace di queste tre componenti. Ad esempio se Bx, By e Bz sono i valori efficaci delle tre componenti dell’induzione magnetica, avremo che l’induzione totale sarà:


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