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Verifiche a campione

Pubblicato: 27 maggio 2012 Categoria: Guide e approfondimenti
Dove si effettuano le verifiche a campione

Viene definito ciò che si intende nell’articolo 3 per “prima verifica”: la prima verifica va effettuata solo su impianti di nuova installazione o che abbiano subito un rifacimento totale (esempio: variazione della categoria dell\'impianto, cambio di destinazione dell\'utenza con diversa applicazione normativa). Non sono pertanto oggetto di prima verifica gli ampliamenti, le modifiche dei quadri elettrici principali e secondari, il cambio di ragione sociale.


Significato e scopo delle verifiche a campione

Le verifiche a campione hanno lo scopo di monitorare e sorvegliare il corretto stato di installazione degli impianti. Questo diventa quindi il compito del verificatore dell’ISPESL, il quale deve effettuare tutti i controlli, a vista e con prove, secondo la normativa e la legislazione vigente.

Le verifiche a campione vanno effettuate da parte dell\'ISPESL entro un tempo non maggiore di 24 mesi su impianti di cui sono state inviate le dichiarazione di conformità. Al fine di monitorare lo stato di sicurezza delle apparecchiature e impianti elettrici, ogni dipartimento ISPESL deve predisporre una scheda di raccolta dei risultati delle verifiche, utilizzando dei modelli che sono stati allegati alla circolare (Modello MSA per le scariche atmosferiche e MSB per gli impianti di terra).

Con periodicità annuale i risultati saranno inviati al Dipartimento Centrale insieme al resoconto statistico del campionamento (Modello RSC) per l\'elaborazione dei dati. I resoconti della campionatura dovranno essere comunicati alle principali organizzazioni imprenditoriali e parti sociali (associazioni di categoria, UNAE, Confartigianato, ANIE, sindacati, ordini professionali, stampa, etc.).


Quali sono i criteri e la periodicità delle verifiche a campione

La circolare ISPESL precisa i criteri enunciati al comma 2 dell’articolo 3 del DPR 462/01, secondo i quali vengono stabilite, ogni anno, le verifiche a campione:

  1. Caratteristiche urbanistiche (densità e tipologia degli insediamenti: es. aree metropolitane, agricole, industriali, etc.) e ambientali (impatto degli insediamenti sulle caratteristiche del territorio che coinvolge rischi specifici anche di natura diversa dal rischio elettrico) del luogo in cui è situato l’impianto;
  2. Tipo di impianto soggetto a verifica (destinazione e utilizzazione dell\'attività);
  3. Dimensioni dell\'impianto (estensione volumetrica e caratteristiche del sistema di alimentazione: bassa, media e alta tensione).

Inoltre viene effettuata una suddivisione degli impianti in due categorie, in relazione alla tipologia di impianto e alla sua destinazione:

  1. Impianti ad alto rischio elettrico: nei cantieri, nei locali adibiti ad uso medico, nelle attività agricole e zootecniche, nelle industrie ad alto rischio e negli ambienti a maggior rischio in caso di incendio;
  2. Impianti a basso rischio elettrico: qualsiasi tipologia non compresa nella categoria ad alto rischio.

Questa suddivisione viene utilizzata per decidere la percentuale di impianti da sottoporre alla verifica a campione: 60 ÷ 80 % tra gli impianti ad alto rischio ed il restante 40 ÷ 20 % tra gli impianti a basso rischio. Viene precisato poi che tra gli impianti ad alto rischio vanno considerati (oltre a quelli installati in ambiente con rischio di esplosione) anche le attività elencate nella direttiva Seveso 96/82/CE (recepita con il Dlgs 334/99).

Allegati scaricabili
Circolare ISPESL 13/2004

Documenti correlati
Testo della circolare (PDF 185 KB)
Modulistica (PDF 632 KB)