
Impianti di rivelazione incendi convenzionali a gruppo
In questo tipo di impianto la centrale di controllo è in grado di distinguere solo se l’incendio si è sviluppato in una certa zona (nella quale è installato un gruppo di rivelatori), ma non permette di distinguere con precisione quale rivelatore ha fatto scattare l’allarme incendio. La mancata individuazione singola dei rivelatori, rende adatto questo tipo di impianto soprattutto per ambienti e locali di piccole dimensioni, dove questa carenza non è particolarmente sentita.
La struttura dell’impianto è la seguente (Figura 11): dalla centrale di controllo partono due o più linee bifilari. Ognuna di queste linee deve essere dedicata esclusivamente ad una certa tipologia di componenti; quindi una linea per i rivelatori (in numero non superiore a 32), una linea per i punti di allarme manuale, una linea per gli avvisatori ottico-acustici, e così via.
Ma non basta, infatti la norma UNI 9795 permette che rivelatori aventi un principio differente (fumo, calore, fiamma) possano essere posti sulla stessa linea solo a patto che siano singolarmente distinguibili dalla centrale. Ma questo non è possibile per gli impianti a gruppo, i quali allora possono avere linee costituite solo da rivelatori omogenei fra loro (una linea solo con rivelatori di fumo, una linea con solo rivelatori di calore, etc.) anche se è possibile mischiare le tecnologie di rilevazione, cioè sulla stessa linea porre, ad esempio, rivelatori di fumo puntiformi e rivelatori di fumo lineari.
Al termine di ciascuna delle linee collegate alla centrale, è posta una resistenza, al fine di bilanciare l’assorbimento di corrente delle linee stesse. Infatti il meccanismo di rilevazione di gruppo è basato sul seguente principio: in caso di allarme di uno o più rivelatori, aumenta notevolmente l’assorbimento di corrente da parte di essi (mentre in condizioni normali è quasi nullo); questo aumento viene sentito dalla centrale di controllo la quale provvede ad innescare l’allarme.
La separazione fra le linee con i rivelatori automatici e quelle con i pulsanti manuali, va nell’ottica di non influenzare il rilevamento automatico con quello manuale e anche per poter gestire anche in modo differente, da parte della centrale, i due allarmi che potrebbero richiedere procedure diverse.
Il bilanciamento di ogni linea tramite resistenza finale, deve essere tale da poter individuare sia il cortocircuito, sia l’interruzione della linea e sia la rimozione di uno più dispositivi collegati alla linea (rivelatori, pulsanti, etc.), inviando una specifica segnalazione di guasto alla centrale di controllo.
Impianti di rivelazione incendi convenzionali indirizzati
In questi impianti viene superato il limite dell’impianto precedente, in quanto i rivelatori sono in grado di trasmettere uno specifico segnale codificato (ogni rivelatore ha un proprio identificatore ID) che ne consente l’individuazione singola da parte della centrale di controllo.
Questo permette di individuare con precisione il punto dell’ambiente in cui è installato il rivelatore che ha causato l’allarme, e non più solo la generica zona come nell’impianto precedente. Viene a cadere anche la limitazione riguardo alla coesistenza sulla stessa linea di dispositivi con principio di rivelazione differente, fornendo la possibilità di avere un impianto di rivelazione come in figura 12. Tutte le altre condizioni sono le stesse degli impianti di rivelazione a gruppo.
Anche in questo tipo di impianto il bilanciamento di ogni linea tramite resistenza finale, deve essere tale da poter individuare sia il cortocircuito, sia l’interruzione della linea e sia la rimozione di uno più dispositivi collegati alla linea (rivelatori, pulsanti, etc.), inviando una specifica segnalazione di guasto alla centrale di controllo.
Impianti di rivelazione incendi indirizzati ad anello (loop)
In questi impianti la solita linea bifilare che parte dalla centrale di controllo non termina con la resistenza di fine linea ma si richiude sulla centrale formando un anello chiuso. Tale struttura possiede i tipici vantaggi delle configurazioni ad anello: se avviene un’interruzione lungo l’anello, la centrale riconosce ugualmente i dispositivi collegatevi, in quanto i due tronconi dell’anello tagliato sono comunque collegati alla centrale di controllo. Il sistema però deve comunque riconoscere ed avvertire dell’avvenuta interruzione, in quanto una seconda interruzione porterebbe all’esclusione di tutti i rivelatori compresi tra i due punti aperti dell’anello.
Sull’anello può essere collegato qualsiasi tipo di rivelatore (il sistema è sempre indirizzato come il precedente e riconosce il singolo rivelatore) ed il loro numero può essere anche superiore a 32, a patto di utilizzare degli isolatori di cortocircuito. Se il numero di rivelatori è invece inferiore a 32, gli isolatori non sono necessari.
Ma cosa sono e a cosa servono questi isolatori? Sono
dispositivi che vengono inseriti nell’anello ed hanno lo scopo,
in caso di cortocircuito, di limitare il numero di rivelatori che vanno
fuori servizio. Infatti succede che, in caso di singolo cortocircuito,
gli unici rivelatori che vanno fuori servizio sono quelli compresi tra un
isolatore e la centrale (se il corto avviene in questo tratto), oppure quelli
compresi tra due isolatori (se il corto avviene in questo tratto). Quanto sia il
massimo numero di rivelatori fuori servizio che ci si possa permettere, ce lo
dice l’appendice H della norma EN 54-2 dove afferma che “un corto circuito o una
interruzione in un circuito di rivelazione non impedisca la segnalazione di un
allarme incendio proveniente da più di 32 rivelatori incendio e/o punti di
allarme manuale”.
Ne consegue che gli isolatori di cortocircuito andranno al
più posizionati ogni 32 rivelatori sull’anello.
Sullo stesso anello dei rivelatori possono essere collegati anche i punti di segnalazione manuale (Figura 13) sempre che questi siano univocamente individuabili dalla centrale. Per conservare l’indipendenza fra segnalazione manuale e automatica, occorre che i pulsanti manuali non deteriorino il funzionamento dei rivelatori automatici. Per fare ciò i punti di allarme manuale vengono “racchiusi” tra due isolatori di cortocircuito (Figura 13).
Impianti di rivelazione incendi a BUS
La guida CEI 83-11 “I sistemi BUS negli edifici pregevoli per rilevanza storica e artistica”, propone l’esempio di una soluzione BUS per l’impianto di rivelazione incendi, il quale permette la centralizzazione degli allarmi in un punto qualsiasi dell’impianto e facilità di espansione (figura 14). Il sistema di rivelazione può essere dotato di differenti tipi di bus aventi caratteristiche diverse a seconda della loro funzionalità:
- bus locale tra centrale, terminali e gateway;
- bus interno tra i singoli moduli della centrale;
- bus di rivelazione locale che connette i singoli rivelatori alla centrale;
- bus di dati locale per i terminali ripetitori;
È possibile anche predisporre un sistema di rivelazione basato su sensori fumo collegati allo stesso bus assieme ad altri dispositivi dedicati ad altre tipologie di applicazione. Il vantaggio è che sullo stesso cavo (doppino tipo telefonico) vengono alimentati e controllati tutti i dispositivi, inclusi i sensori fumo. È possibile dedicare comunque una linea bus ai sensori così da identificare univocamente i dispositivi di rivelazione. In questo caso si possono utilizzare bus standard dedicati alla building automation che consentono di indirizzare univocamente ciascun sensore o gruppo di sensori e di avere in tempo reale su una postazione centralizzata tutti gli allarmi relativi.
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