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PARTE 4 - CAPITOLO 41

Pubblicato: 13 novembre 2012 Categoria: Altro
PARTE 4 - CAPITOLO 41

Nell’ambito della sezione 411, relativa alla protezione combinata per la protezione contro i contatti diretti ed indiretti, all’articolo 411.1.3.3 sono stati soppressi i divieti secondo cui le spine dei circuiti Selv non potevano entrare nelle prese dei circuiti Pelv e viceversa.
Si ricorda che Selv, Pelv e Felv sono gli acronimi di: Safety-Extra-Low-Voltage (bassissima tensione di sicurezza), Protection-Extra-Low-Voltage (bassissima tensione di protezione) e Functional-Extra-Low- Voltage (bassissima tensione funzionale).

Per le prescrizioni riguardanti solo i circuiti Selv nell’articolo 411.1.4.2, è stata eliminata l’eccezione che prevedeva la possibilità di collegare intenzionalmente le masse alle masse estranee.
Relativamente alla protezione contro i contatti diretti ed in particolare alle misure addizionali costituite dall’uso di interruttori differenziali, è stato inserito un nuovo articolo, il 412.5.3, che specifica i casi in cui è richiesto l’impiego di tali dispositivi con corrente nominale di intervento fino a 30 mA:
• circuiti in abitazioni che alimentano prese a spina con corrente nominale ≤20 A;
• circuiti che alimentano le prese a spina con corrente nominale ≤32 A; quest’ultime quando destinate all’alimentazione di apparecchi mobili utilizzati all’esterno.

Tale prescrizione può essere derogata per specifiche prese a spina previste per la connessione a particolari componenti elettrici.
Pur ribadendo il carattere addizionale della protezione differenziale, quale protezione contro i contatti diretti, per la riconosciuta inefficacia contro i contatti diretti simultanei con due parti attive e anche in considerazione del fatto che la caratteristica d’intervento degli interruttori differenziali con Idn ≤ 30 mA non è sempre in grado di “coprire” tutta la curva di pericolosità prevista per il corpo umano (figura 1), la norma ne ha reso obbligatorio l’impiego in caso d’insuccesso delle altre misure di protezione.
A riguardo della protezione contro i contatti indiretti mediante l’interruzione automatica del circuito è stata modificata, relativamente ai sistemi TN, con l’aggiunta dei valori da utilizzare nei sistemi alimentati in corrente continua (la norma IEC 60364-1 caratterizza i sistemi di distribuzione in corrente continua in modo analogo alla corrente alternata - figura 2), la tabella 41A che fornisce i tempi massimi d’interruzione in funzione della tensione nominale verso terra del sistema.
Tali tempi si applicano (articolo 413.1.3.4) ai circuiti terminali protetti con dispositivi contro le sovracorrenti aventi corrente nominale ≤ 32 A, indipendentemente (e questa è la novità) che alimentino, tramite o senza prese a spina, componenti (apparecchi utilizzatori) di classe I, mobili, portatili o trasportabili.
In altri termini l’elemento di rischio è individuato nella piccola taglia degli apparecchi e non già nel loro livello di isolamento o di mobilità.
Spariscono quindi le precedenti distinzioni in base alle quali l’applicazione dei tempi d’interruzione, di cui alla tabella 41A (riportata in tabella 3) ovvero fino a 5 secondi, nei confronti dei dispositivi che proteggono i circuiti terminali dipendeva essenzialmente dall’alimentazione di componenti mobili o di classe I ovvero di componenti elettrici fissi, giudicati probabilisticamente più sicuri, ma a condizione che un guasto su questi non si trasferisse sugli apparecchi trasportabili, mobili e portatili.
Tempi d’interruzione fino a 5 secondi sono ammessi per i circuiti di distribuzione e comunque diversi da quelli appena detti (sono stati eliminati i requisiti e le condizioni, già previsti dall’articolo 413.1.3.5, per i circuiti terminali grazie ai quali era consentito elevare i tempi d’interruzione fino a 5 secondi).

Per i sistemi TT la modifica apportata all’articolo 413.1.4.2 costituisce, almeno sul piano normativo, una fra quelle più significative in quanto stabilisce che la protezione contro i contatti indiretti, mediante l’interruzione automatica dell’alimentazione, può essere effettuata solamente ricorrendo a dispositivi a corrente differenziale.
Era noto, peraltro, che sul piano pratico la protezione di massima corrente era di scarso impiego perché in caso di guasto fra una fase e massa si crea la circolazione di una corrente che, dipendendo anche dal valore della resistenza di messa a terra del neutro della rete pubblica, ovviamente non predeterminabile, può essere anche di valore modesto e quindi non in grado di far intervenire in tempi certi detta protezione.
Senza contare che con l’impiego di dispositivi di massima corrente la resistenza del dispersore di messa a terra delle masse deve essere di un valore molto basso e pertanto non sempre facilmente garantibile nel tempo.
Conseguentemente d’ora in poi la condizione che deve essere soddisfatta diventa: REIdn ≤ UL dove RE è solamente il valore della resistenza, in ohm, della messa a terra degli apparecchi utilizzatori e Idn la corrente nominale d’intervento del dispositivo a corrente differenziale, in ampère.
UL è la tensione limite di contatto che è possibile mantenere a tempo indeterminato in condizioni ambientali specificate.
La nota di nuova introduzione chiarisce che la protezione è assicurata anche quando l’impedenza di guasto risulta elevata. Relativamente alla protezione contro i contatti indiretti dei sistemi IT non sono intervenute variazioni degne di nota; si tratta quasi sempre di riformulazioni o di inserimento nel testo di parti prima previste in nota o in commento o ancora dell’eliminazione di alcune parti dei commenti.
Nell’articolo 413.5.2 per la condizione che deve essere soddisfatta per non eliminare il primo guasto sono cambiati alcuni simboli (RE in luogo di RT e UL invece di 50 V) per cui è diventato: REId ≤ UL
Nulla di nuovo sostanzialmente anche per quanto riguarda l’interruzione automatica del circuito all’apparire del secondo guasto, salvo che per l’aggiunta della condizione da soddisfare in presenza di circuiti alimentati in corrente continua, analoga a quella dei circuiti alimentati in corrente alternata.
Nell’ipotesi più conservativa viene considerato che il secondo guasto interessi il conduttore di neutro ovvero il conduttore mediano se si tratta di circuiti in corrente continua (figura 3), con le masse interconnesse collettivamente da un conduttore di protezione allo stesso impianto di terra.
La novità importante sta invece nel fatto che è stata eliminata la tabella dei tempi d’interruzione 41 B che distingueva, in ragione della pericolosità del guasto (era considerato più pericoloso il doppio guasto a terra in caso di neutro non distribuito per il quale quindi erano imposti tempi d’interruzione minori, rispetto a quelli per guasto doppio in presenza di neutro distribuito, nell’ipotesi d’impiego di dispositivi con caratteristica d’intervento a tempo inverso), le durate dei tempi d’interruzione in funzione della distribuzione o meno del neutro.

D’ora in poi, come ben specificato nella nota 1 dell’articolo 413.1.5.4, si applicano i tempi di cui alla tabella 41A previsti per i sistemi TN, indipendentemente dalla distribuzione o meno del neutro o del conduttore mediano.
Distinzione che invece resta in vigore nel caso degli impianti o parti d’impianto per i quali la corrispondente sezione della parte 7 (sezioni 704, 705 e 710) limita la tensione di contatto a 25 V in c.a. e a 60 V in c.c. (articolo 481.3.1.1).
La tensione nominale di riferimento (ai fini delle condizioni da soddisfare per il controllo del rischio contro i contatti indiretti) nel caso di sistemi elettrici in corrente continua è quella fra il conduttore di linea e il conduttore mediano ovvero fra i conduttori di linea quando il conduttore mediano non è distribuito (figura 2).
Per quanto concerne la protezione mediante componenti di classe II o con isolamento equivalente, anche per questo argomento si è trattato per lo più di una sistemazione/ riordino fra testo, commento e note.

C’è comunque da segnalare un aspetto significativo costituito dal trasferimento fra le prescrizioni (articolo 413.2.4) del contenuto del commento al cessato articolo 413.2.1.1 riguardante la specificazione dei requisiti richiesti ai cavi, con tensione nominale non superiore a 690 V, perché sia possibile equipararli ai componenti di classe II.
Si tratta, come noto, dei cavi:
• con guaina non metallica, aventi tensione nominale maggiore di un gradino rispetto a quella necessaria nell’impianto elettrico servito e che non comprendano un rivestimento metallico;
unipolari senza guaina, installati in tubo protettivo o canale isolante, rispondenti alle rispettive norme;
• con guaina metallica aventi isolamento idoneo per la tensione nominale del sistema elettrico, fra la parte attiva e la guaina metallica e tra questa e l’esterno.
Per queste condutture non è obbligatoria l’applicazione del segno grafico del doppio isolamento e le parti metalliche a contatto con esse non sono da considerare masse.
Infine, la protezione mediante separazione elettrica: è stata distinta nettamente la prescrizione per l’alimentazione di un solo apparecchio utilizzatore da quella per l’alimentazione di più di un apparecchio utilizzatore allo scopo di sottolineare che la soluzione da privilegiare nel limite del possibile deve essere la prima.

In ogni caso la novità è data dal fatto che la separazione elettrica richiesta d’ora in poi è quella semplice offerta da un normale trasformatore.
Non è più obbligatoria la separazione di protezione, ossia quella fornita da un trasformatore d’isolamento che garantisca il doppio isolamento o un isolamento rinforzato fra i circuiti separati e verso terra.
Il presupposto normativo su cui si fondava in passato la necessità dell’impiego del trasformatore d’isolamento stava nell’ipotesi che potesse verificarsi contemporaneamente un doppio guasto: uno sul trasformatore d’isolamento (perdita d’isolamento fra primario e secondario o perdita d’isolamento verso terra) ed uno sul circuito separato (figura 4).
Se si considera solo il guasto G2 il rischio è sotto controllo in quanto, come noto, la limitata capacità C verso terra del circuito separato determina una circolazione di corrente nella persona in contatto con una parte conduttrice dell’apparecchio utilizzatore, piuttosto bassa quindi non pericolosa.
Nel caso invece del solo guasto G1 l’isolamento funzionale dell’apparecchio utilizzatore garantisce l’incolumità della persona che lo maneggia. La tensione del circuito separato non deve superare 500 V.
È ammesso collegare intenzionalmente le masse del circuito separato ad un impianto di terra a cui non siano però collegate né masse o conduttori di protezione di altri circuiti, né masse estranee che possano introdurre tensioni pericolose.
Quando invece sono alimentati più apparecchi utilizzatori i rischi aumentano (a causa della possibilità che si possano verificare due guasti contemporanei - afferenti polarità diverse - di due apparecchi utilizzatori e per la maggior estensione dell’intero circuito separato - figura 5) e la norma consente l’utilizzo della separazione elettrica solamente a condizione che l’impianto sia controllato da o sotto la supervisione di persone addestrate (nota 2 all’articolo 413.6).
Inoltre il prodotto della tensione nominale del circuito separato, in volt, per la lunghezza, in metri, della relativa conduttura elettrica non deve essere superiore a 100000 V•m; la lunghezza della conduttura non deve superare 500 metri.

Nella precedente edizione detto requisito costituiva una raccomandazione applicabile alla generalità dei casi che si possono presentare nell’utilizzo della misura di protezione mediante separazione elettrica.
Ora riguarda solo la fattispecie di alimentazione di più di un apparecchio utilizzatore.
Il principio informativo che si ricava dalla riforma di quest’ultima misura di protezione contro i contatti indiretti si fonda essenzialmente sul fatto che la sicurezza in massima parte dipende dal mantenimento dell’integrità dei componenti, in particolare dei cavi flessibili dai danneggiamenti meccanici, e dal buon isolamento dei circuiti separati.
Tutto ciò è affidato alla possibilità di esaminare costantemente a vista l’impianto da parte di una persona professionalmente in grado di verificare l’insorgenza di eventuali criticità contro la sicurezza.

 

TABELLA 3- SUNTO DELLA TABELLA 41A (ARTICOLO 413.1.3.3)
Sistema 50 V < Uo ≤ 120V 120 V < Uo ≤ 230V 230V < Uo ≤ 400V Uo > 400V
secondi secondi secondi secondi
TN c.a. c.c. c.a. c.c. c.a. c.c. c.a. c.c.
0,8 (*) 0,4 5 0,2 0,4 0,1 0,1
Uo è la tensione nominale verso terra sia in c.a. che in c.c.
(*) I tempi sono quelli correlati alla tensione nominale del sistema secondo le tolleranze previste dalla norma CEI 8-6.
Se vengono utilizzati dispositivi a corrente differenziale d’intervento i tempi devono intendersi quelli d’intervento per valori in genere di 5 Idn

 


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