
I tipi di led analizzati fino ad ora sono alimentati a bassissima tensione e a corrente continua.
Dunque,
per il loro corretto funzionamento,
è necessaria la presenza nel sistema
dell’alimentatore/convertitore.
Un’alternativa è offerta dai diodi
luminosi alimentati a tensione di rete,
o a bassa tensione.
Il principale
vantaggio che si ottiene è dovuto
alla semplificazione del sistema in
cui viene a mancare l’alimentatore
con il relativo assorbimento di potenza
elettrica.
L’adattamento dei
parametri elettrici al led è operato
dalle microcomponenti elettroniche
inserite generalmente in parte nel
packaging dello stesso led, in parte
nel circuito stampato (ponte raddrizzatore
e resistenze elettriche).
Le versioni attualmente disponibili
sono tre:
- led per alimentazione a tensione
compresa tra 100 v e 110 v;
- led per alimentazione a tensione
compresa tra 220 v e 230 v;
- led per alimentazione a tensione di
55 v (Figura 7).
Quest’ultima versione si rivela molto
versatile.
Con i collegamenti illustrati
è possibile alimentare coppie
oppure gruppi di 4 led con tensioni
rispettivamente di 100 v - 110 v e
di 220 v - 230 v.
Il led a bassa tensione trova impiego
nelle lampade integrate e, in genere,
negli apparecchi di piccolo formato,
dove non è possibile reperire lo
spazio necessario per l’installazione
dell’alimentatore/convertitore.
Venendo
a mancare nel bilancio energetico
il consumo di questa componente,
l’efficienza della sorgente
nelle condizioni indicate diventa il
dato reale da assumere nella valutazione
del consumo.