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La corrosione elettrolitica

Pubblicato: 15 ottobre 2012 Categoria: Altro
La corrosione elettrolitica

La conduzione elettrica in un mezzo metallico è di tipo elettronico, mentre in un elettrolita, come il terreno o l’acqua di mare4, è di tipo ionico.

Ciò significa che quando la corrente abbandona il binario, per disperdersi nel terreno, si realizza un trasferimento di elettroni che crea gli ioni di conduzione. Avviene cioè un fenomeno chimico di ossidazione la cui manifestazione, visibile nel tempo, è la corrosione elettrolitica.
Per inciso, la corrosione normalmente avviene solo quando la corrente esce dal metallo e non quando vi entra.

La corrosione catodica, anche detta corrosione negativa, è prodotta, invece, da correnti entranti in un metallo e può avvenire solo in particolari condizioni dell’elettrolita.
Quando la corrente ritorna nel binario vi è il processo opposto, detto di riduzione, che “consuma” gli elettroni prodotti, ma non permette, a causa di vincoli termodinamici, l’accumulo del materiale ferroso asportato.

Le correnti vaganti danneggiano, quindi, sia il binario sia gli eventuali elementi metallici interrati nelle vicinanze, per esempio oleodotti o gasdotti, producendo, in casi estremi, e quando non sono protetti catodicamente, la loro rottura.
Anche gli impianti di terra delle stazioni, necessari per mettere a terra masse e masse estranee secondo la norma Cei 64-8 nei sistemi TT, possono subire danni da corrosione.

In figura 2 la corrente continua dispersa rientra nel binario e corrode la tubazione ed i ferri di fondazione di una struttura, dopo aver corroso i binari stessi nei punti di uscita.
Tali danni si possono estendere anche agli elementi intenzionalmente connessi al circuito di ritorno.
La norma Cei EN 50122-1 prescrive, infatti, al paragrafo 4.2.4.1, che si debbano collegare al binario le parti metalliche (recinzioni, griglie di protezioni su cavalcavia, pensiline, pali della luce...) che possano essere energizzate dal collasso della linea di contatto o anche dal pantografo sviato, se in tensione.
A tal proposito la norma individua un volume di rispetto sotteso dalla linea di contatto e dal pantografo nel quale tutte le parti metalliche presenti sono da considerarsi a probabile rischio di energizzazione.

Tali elementi metallici in assenza del collegamento al binario, assumerebbero una tensione pericolosa in funzione della loro resistenza verso terra (figura 3) e gli interruttori di protezione della linea di trazione avrebbero più difficoltà ad intervenire.
La connessione al binario, imponendo un partitore di corrente alla corrente di guasto, previene, o contiene a bassi valori, la sua circolazione attraverso la resistenza di terra della massa, riducendo, così, la tensione di contatto a vuoto.
Tale connessione, però, sebbene funzionale per la sicurezza, mette, di fatto, a terra il binario, facilitando la circolazione di stray current.

Un’alternativa alla precedente connessione franca, permessa dalla norma al paragrafo 5.2.2.2, è il collegamento tramite un diodo (figura 4).
In assenza di guasti nell’impianto di treno, il diodo si comporta come un circuito aperto (polarizzazione inversa dovuta al potenziale negativo delle rotaie).
Ciò garantisce che il binario non sia intenzionalmente messo a terra in condizioni ordinarie.
In caso di guasto (crollo della linea di contatto sul palo di illuminazione) il diodo è polarizzato direttamente e consente il collegamento straordinario dell’impianto di terra della massa con quello di binario.
La corrente di guasto può, così, essere interrotta in tempi modesti nel rispetto dei limiti di sicurezza.

In passato la presenza di correnti vaganti negli impianti ferroviari non era sempre percepita come un problema, ma era, anzi, incoraggiata.
Nel 1969 alcuni studi in Usa incoraggiavano a non isolare da terra il binario per consentire alla corrente di treno di ritornare alla sorgente anche attraverso il terreno e qualunque percorso metallico che ne incrementasse la conduttività.
Giova ricordare che nei sistemi ferroviari elettrici in corrente alternata (in Germania) la corrosione è quasi del tutto inesistente.

4L’acqua di mare presenta le stesse problematiche del suolo quando è adoperata come conduttore di ritorno accidentale/intenzionale della corrente continua (trasporto di energia elettrica tra l’Italia e la Sardegna). In aggiunta, il campo magnetico causato dalla corrente impressa nel mare può interferire con le bussole di tipo magnetico dei natanti.

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