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Il climatizzatore: la messa in servizio

Pubblicato: 8 maggio 2005 Categoria: Altro
Il climatizzatore: la messa in servizio
In questo articolo si parla principalmente dei piccoli sistemi monosplit o multisplit (senza inverter) quindi con funzionamento on/off, la cui procedura di messa in funzione è più semplice. Per procedere alla messa in servizio di un sistema split bisogna innanzi tutto avere un minimo di strumentazione.


La strumentazione

Pompa del vuoto (figura 1)
Una buona pompa per il vuoto per i piccoli impianti è a doppio stadio (figura 2) con una portata di circa 50/60 litri/min e con una valvola elettromagnetica, normalmente chiusa, sull’attacco di aspirazione.
La pompa è a bagno d’olio, che viene fornito in un contenitore separato, in quanto il tappo dell’olio non è a tenuta, avendo anche la funzione di scarico dell’aria aspirata. Bisogna quindi ricordare che, una volta riempita d’olio fino alla metà della spia, è necessario trasportarla in posizione tale da evitare la fuoriuscita dell’olio stesso. La valvola elettromagnetica ha la funzione di evitare ritorni di olio nella tubazione di aspirazione, al momento di arresto della pompa. Con questo artificio si può usare la pompa con qualsiasi tipo di refrigerante (R22, R407C, R410A...).

Gruppo manometrico (figura 3)
Adatto per i vari tipi di gas (R22, R407C, e altri), è costituito da:

  • un collettore con più attacchi intercettabili da rubinetti. Gli attacchi sono da 1/4” per le tubazioni e da 3/8” per la pompa del vuoto;
  • manometro di bassa pressione (identificato dal colore blu) con fondo scala di 15 bar;
  • manometro di alta pressione (identificato dal colore rosso) con fondo scala di 35 bar;
  • tubi flessibili (figura 4) per vuoto e carica corredati di rubinetto o valvola automatica di chiusura, onde evitare perdite di gas nel momento di stacco del tubo.

Per garantire la tenuta dei raccordi (che vanno stretti solo manualmente) è opportuno verificare periodicamente lo stato delle guarnizioni cilindriche dei tubi flessibili ed eventualmente sostituirle.

Per l’R410A gli attacchi sono da 5/16” per le tubazioni e 3/8” per la pompa del vuoto. Inoltre cambia anche il fondo scala dei manometri: 20 bar per la bassa pressione e 50 bar per l’alta. Normalmente entrambi i manometri hanno una parte di scala negativa per l’indicazione del vuoto nell’impianto. Data la dimensione della scala e la non sufficiente sensibilità nella misura del vuoto, questi strumenti vanno utilizzati solo a livello indicativo per una verifica grossolana di tenuta.

Una verifica un po’ meno grossolana si può effettuare con un vacuometro meccanico (figura 5), strumento per la misura del vuoto, sicuramente più affidabile del semplice manometro, anche se non sufficientemente sensibile per il grado di vuoto che si deve raggiungere.

Cercafughe
In commercio ne esistono di quattro tipi e precisamente:

  • a schiuma (o acqua e sapone): il più vecchio, ma anche il meno sensibile;
  • a fiamma (o a propano o lampada cercafughe) (figura 6): bombola di propano o butano con bruciatore e tubo di aspirazione della perdita di refrigerante, che miscelandosi con il gas combustibile, varia il colore della fiamma, da azzurra a verde, per la presenza di gas alogenati, contenenti cloro (Cfc, Hcfc).
    È più sensibile del precedente, ma soggetto a rischi di incendio, di emissione di gas tossici e di poca visibilità con forte luminosità. Non è adatto ai nuovi refrigeranti Hfc, che non contengono cloro;
  • elettronico (consigliato) (figura7): è adatto normalmente per tutti i tipi di gas refrigeranti (Cfc-Hcfc- Hfc), e molto sensibile (5-40 g/anno di perdita, in funzione del tipo di gas), con tempo di risposta molto rapido (1-6 sec), portatile (funziona a batteria) con una buona autonomia (circa 50 ore). È bene ricordare che l’elemento sensibile di questi cercafughe elettronici ha una sua vita, in relazione alla quantità di gas “annusato”: pertanto è consigliabile non sottoporlo a forti perdite per verificarne il funzionamento, ma usare per questo scopo delle perdite campione, esistenti in commercio;
  • a fluorescenza: funziona aggiungendo all’olio del compressore un additivo fluorescente, che si accompagna all’eventuale fuoriuscita di refrigerante, evidenziando anche le più piccole perdite con una colorazione giallo-verde, visibile tramite una lampada UV ad alta densità. È il sistema più costoso ma permette di trovare le perdite anche con l’impianto completamente scarico e con una visualizzazione immediata anche di più punti di perdita.

Termoigrometro elettronico
Per la misura della temperatura e umidità relativa ambiente, oppure psicrometro per la misura dell’umidità relativa ambiente.

Termometro elettronico (figura 8)
Con sonda a contatto o a morsetto per tubazioni, per permettere la misura della temperatura del gas refrigerante aspirato dal compressore, per la verifica del surriscaldamento.

Pinza amperometrica (figura 9)
Per la misura dell’assorbimento elettrico, completa di voltmetro per misure di tensione e ohmetro per la misura di continuità.

Bilancia elettronica (figura 10)
Per meglio dosare la carica di gas refrigerante soprattutto negli impianti con R407C e R410A. La stessa funzione può essere svolta dal cilindro dosatore, che permette la quantificazione del gas immesso nell’impianto, ma in modo meno preciso, normalmente utilizzato per l’R22. Il mercato offre il raggruppamento, su un unico telaio, della pompa del vuoto, del cilindro di carica (da 2,2 Kg) e del gruppo manometrico, in una soluzione portatile, chiamata stazione di vuoto e carica (figure 11 e 12), comoda soprattutto per le installazioni di unità esterne facilmente raggiungibili.

Gruppo di recupero (figura 13)
Necessario per recuperare il refrigerante dagli impianti evitando così la dispersione in atmosfera. Meglio con compressore a secco. L’attrezzatura non va considerata una “spesa”, ma un “investimento”, fiscalmente detraibile, che si ripaga rapidamente, con il risparmio di tempo nell’installazione e messa in servizio dell’impianto. Senza contare poi l’aspetto professionale e l’immagine data nei confronti dell’utente finale, oggi sempre più attento anche a queste cose. Non è più tempo di improvvisazione con verifiche e tarature “occhiometriche o spannometriche”, che spesso portano a consumi energetici eccessivi, a riduzioni di vita degli impianti e a frequenti e costosi interventi, non sempre “scaricabili” sull’utente. L’attrezzatura e la strumentazione sono i migliori alleati dell’installatore.


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