
L’elettrovalvola è il componente che consente di trasformare un segnale elettrico in un segnale pneumatico. Le elettrovalvole sono molto diffuse negli impianti pneumatici dove il sistema di controllo scelto è di tipo elettrico o elettronico (sono la stragrande maggioranza) come ad esempio i PLC.
Le elettrovalvole sono, da un punto di vista funzionale, delle valvole distributrici il cui azionamento avviene elettricamente; diventa così di particolare importanza l’elettromagnete (o bobina) realizzato mediante un solenoide in filo di rame isolato avvolto su di un nucleo di materiale non magnetico (amagnetico).
Le elettrovalvole possono essere di due tipi: ad azionamento diretto o ad azionamento indiretto. Le elettrovalvole ad azionamento diretto prevedono una parte elettrica costituita da una bobina; all’interno del nucleo tubolare c’è un canotto in materiale non magnetico con un’estremità aperta e l’altra chiusa.
Sul lato aperto viene inserito un nucleo mobile, libero di scorrere nel
canotto tubolare amagnetico.
Il lato chiuso del canotto è costituito da un
contronucleo in cui è ricavata una via di scarico.
Il nucleo mobile è munito
alle due estremità di due gommini che servono per le tenute.
Il nucleo mobile
è spinto da una molla inserita tra nucleo e canotto contro la sede di tenuta sul
corpo, da cui c’è immissione d’aria. Il gommino inferiore ne permette la tenuta.
La distanza tra il nucleo e il contronucleo è chiamato
traferro. Quando si invia corrente alla bobina, si concatena un
flusso tra l’avvolgimento e il nucleo mobile, costituito da materiale
magnetizzabile, e lo stesso viene attirato verso il contronucleo.
L’aria può
fluire dalla bocca 1 verso la bocca 2, in quanto si è aperta una luce di
passaggio. Contemporaneamente, il gommino superiore del nucleo mobile chiude lo
scarico 3.
Questa elettrovalvola ad azionamento diretto si comporta come una
valvola a 3 vie e 2 posizioni comandata elettricamente del tipo ad otturatore a
centro aperto.
Se la bobina viene alimentata in corrente continua, la forza
di attrazione è data dalla seguente relazione:
F ![]() |
U2 |
siccome |
U2 |
= I2 avremo che F ![]() |
I2 |
R2 · d2 |
R2 |
d2 |
dove:
F = forza di attrazione
U =
tensione di alimentazione della bobina
R = resistenza del
filo dell’avvolgimento della bobina
d =
traferro
I = intensità della corrente che attraversa la
bobina
La forza di attrazione, quindi, risulta proporzionale al
quadrato della corrente e inversamente proporzionale al quadrato del traferro;
di conseguenza, un piccolo aumento del traferro corrisponde ad una notevole
diminuzione della forza di attrazione.
Se invece la bobina viene alimentata
in corrente alternata, la forza di attrazione risulta essere:
F ![]() |
U2 |
ω2 · L2 ·
d2 |
dove:
ω = 2 π ƒ
F = forza di
attrazione
U = tensione di alimentazione della
bobina
L = induttanza dell’avvolgimento della
bobina
d = traferro
f = frequenza della
tensione di alimentazione
La forza dipende dall’induttanza della bobina che, a sua volta, è legata alla
permeabilità magnetica del traferro e del materiale utilizzato per la
realizzazione del nucleo della bobina.
Data una tensione di alimentazione U,
la corrente I assorbita dalla bobina aumenta all’aumentare del traferro d poiché
diminuisce l’induttanza: è per questo motivo che la forza di attrazione in
corrente alternata è maggiore, a parità di altri fattori, rispetto a quella
realizzata in corrente continua.
L’induttanza cambia con la posizione
del nucleo mobile: infatti, quando c’è il massimo traferro, la forza di
attrazione è bassa ed è minima anche l’impedenza della bobina (la reattanza
induttiva è piccola).
In questa fase la corrente risulta elevata (corrente di
spunto) e la bobina genera una forza che agisce in modo più repentino rispetto a
quella generata dalla corrente continua.
Durante la corsa del nucleo mobile, il traferro diminuisce, riducendosi a
zero, la reattanza induttiva aumenta, contribuendo ad aumentare l’impedenza del
circuito della bobina, e, contemporaneamente, diminuisce la corrente assorbita
(corrente di mantenimento).
La potenza elettrica necessaria,
quindi, assume il valore massimo quando c’è il massimo traferro (potenza
di spunto) e raggiunge livelli molto bassi quando il traferro si
annulla (potenza di mantenimento).
Qualora il tempo di
reazione del solenoide alimentato in corrente continua debba essere ridotto, si
può applicare una tensione più alta del normale per una durata di pochi
millisecondi.
L’effetto che si ottiene è molto simile allo spunto di una
bobina alimentata in corrente alternata. Quando il nucleo mobile giunge alla
fine della propria corsa, la tensione può essere ridotta fino alla metà del suo
valore nominale.
Nelle elettrovalvole aventi la bobina alimentata in corrente
alternata è presente il cosiddetto anello di sfasamento. Ogni
volta che la corrente alternata passa per lo zero, il nucleo mobile, per effetto
della molla, tenderebbe a ritornare nella posizione di riposo, ma non appena la
corrente aumenta di nuovo, viene attratto nuovamente; tutto questo genera un
fastidioso ronzio che può accompagnare il funzionamento
dell’elettrovalvola.
Il nucleo, inoltre, continuerebbe a sbattere più volte
al secondo causandone una precoce usura. Per porre rimedio a questo
inconveniente si crea un secondo campo magnetico, sfasato di circa 90°,
inserendo nel contronucleo un anello di rame chiuso su se stesso.
Il sistema così realizzato funziona come un trasformatore, in cui la bobina è
l’avvolgimento primario e l’anello in rame l’avvolgimento secondario
caratterizzato dal fatto di essere costituito da una sola spira chiusa in
cortocircuito.
La spira, avendo una piccolissima resistenza, genera una
corrente indotta sfasata e di valore molto alto; tale corrente genera a sua
volta un campo magnetico, sfasato di 90° rispetto a quello principale, generato
dalla bobina.
Il risultato pratico è che la forza di
attrazione risultante, generata dai due campi magnetici, non avrà
mai valore zero, impedendo all’elettrovalvola di
ronzare.
Mentre l’assorbimento in potenza delle bobine alimentate in
corrente alternata è indicato in voltampere [VA] e, normalmente, può assumere
valori di 3,5 e 5 VA, quello delle bobine alimentate in corrente continua è
espresso in watt [W] e può assumere valori di 3 o 4 W.
Le correnti, che possono diventare anche consistenti, necessarie per azionare un elettromagnete sottoposto al fluido in pressione, relegano le elettrovalvole di questo tipo all’impiego solo per piccole portate.
Nella posizione di riposo agiscono verso il basso la forza
della molla e il peso del nucleo, mentre agisce verso l’alto la forza generata
dalla pressione del fluido di alimentazione sulla sezione posta in ingresso,
come mostrato nella fig. 6.
Se la forza del fluido che agisce sul gommino di
tenuta per alimentazione è rilevante, la molla di contrasto dovrà essere
dimensionata in modo da essere, direttamente proporzionale alla sezione
intercettata dal nucleo mobile; il campo magnetico da generare per vincere la
forza della molla richiederà una corrente di azionamento piuttosto alta e,
quindi, un solenoide di adeguate proporzioni.
L’opposto succederà se la
sezione intercettata sarà piccola; in questo caso, però, sarà possibile il
passaggio di una portata di aria inferiore.
La standardizzazione del comando elettrico per questo tipo
di valvole ha portato alla costruzione di modelli per
piccole taglie come microvalvole di 10, 15, 22, 30, 32
mm e qualche volta della taglia da G1/8”.
Le versioni reperibili in commercio
sono del tipo 2/2 e 3/2 normalmente chiuse (NC) o normalmente aperte (NO).
In
alternativa all’utilizzo di una singola valvola è di particolare importanza
l’applicazione modulare, in cui le elettrovalvole sono facilmente compattate e
assemblate in modo da formare la cosiddetta isola di valvole.
Una sola bocca
di alimentazione collega internamente gli elementi e la bocca di utilizzo è
collocata nella base; inoltre, la sostituzione di ciascun componente risulta
agevole e rapida. Di seguito nella tab. 6 vengono riportate a titolo di esempio
le caratteristiche principali di elettrovalvole a comando diretto Serie A della
ditta Camozzi.
Le elettrovalvole della Serie A sono del tipo a comando
diretto e possono funzionare con aria filtrata secca o lubrificata. Sono
disponibili nelle versioni 2/2 e 3/2 vie, sia con funzione normalmente chiusa
(NC), sia con funzione normalmente aperta (NO), nelle versioni a cassetto e del
tipo 5/2 monostabile o bistabile.
Vengono realizzate in diverse versioni
rispetto al tipo di corpo, agli attacchi filettati e alle luci di passaggio al
fine di soddisfare le diverse esigenze di impiego e di
montaggio.
L’esecuzione meccanica nelle sue parti interne è realizzata in
acciaio inox, mentre gli otturatori sono prodotti in NBR. L’elettromagnete (o
solenoide) è indipendente e può essere sostituito senza interferire con la parte
in pressione della valvola in modo facile e sicuro.
La scelta dei solenoidi,
che possono essere di tre tipi intercambiabili sulla stessa parte meccanica,
condiziona le prestazioni dell’elettrovalvola (consumo e pressione) come
indicato sui cataloghi.
Tabella 6 - Caratteristiche generali e
pneumatiche delle elettrovalvole ad azionamento diretto e dei solenoidi Serie A
(Camozzi) | |
Caratteristiche generali | |
Costruzione | Ad otturatore |
Gruppo valvola | Vie/Pos. 2/2 - 3/2 NC o NO |
Materiali | Corpo OT58 (nichelato) - altri inox - guarnizioni NBR, corpo in nylon |
Fissaggio | A mezzo viti M4 |
Attacchi | M5 - G1/8 |
Installazione | In qualsiasi posizione |
Temperatura | 0 ÷ 60 °C (con aria secca -20 °C) |
Lubrificante | Olio compatibile con NBR (3° ÷ 10°E) |
Caratteristiche pneumatiche | |
Pressione d’esercizio | 0 ÷ 15 - 0 ÷ 9 - 0 ÷ 6 - 0 ÷ 10 bar a seconda dei modelli |
Pressione nominale | 6 bar |
Coefficiente di portata | KV 0,6 - 0,7 - 0,8 - 0,9 - 1- 1,1 - 1,8 - 2,2 a seconda dei modelli [l/min (H2O)] |
Portata nominale | Qn 53 ÷ 160 Nl/min a seconda dei modelli con Qn determinato con 6 bar all’alimentazione e con Δp = 1 bar |
Fluido | Aria filtrata secca, con o senza lubrificazione |
Caratteristiche dei solenoidi | |
Dimensione nominale | 22 x 22 oppure 30 x 30 |
Grado di protezione | IP54 - DIN 40050 oppure IP65 |
Isolamento | Classe H (180 °C) collaudato a 3000 V per un minuto |
Connessioni | Bipolare più terra DIN 43650 (forma A o forma B) |
Tolleranza della tensione di alimentazione | AC -15% ÷ +10% in DC ± 10% |
Servizio continuo | ED 100% - servizio continuo |
Negli interventi di manutenzione, di collaudo, o nei casi di mancanza di tensione di alimentazione, durante il funzionamento della macchina può presentarsi la necessità di azionare manualmente le valvole. Per questo motivo, le elettrovalvole, sia quelle ad azionamento diretto sia quelle ad azionamento indiretto sono dotate di un comando ausiliario manuale.
Tale dispositivo varia a seconda delle tipologie costruttive: dal semplice pulsantino monostabile alla vite bistabile sul quarto di giro, alla levetta premi/tira. Il tipo più completo è dotato di pulsante o vite mono e bistabile: solamente premendo, e poi rilasciando, si ottiene la funzione mono, mentre premendo ed effettuando un quarto di giro o mezzo giro si attua la funzione bistabile.
Figura 8: Esempio di funzionamento di
elettrovalvole ad azionamento diretto del tipo ad otturatore: a) Funzione
normalmente chiusa (NC) - b) Funzione normalmente aperta (NO). Le valvola hanno
le seguenti bocche: 1 = alimentazione, 2 = utilizzo, 3 = scarico. Da notare che
in questo tipo di valvole per ottenere la funzione 2/2 basta chiudere la bocca 3
di carico (Pneumax).
Figura 9: a) Collegamento di bobine per
elettrovalvole. I solenoidi per le elettrovalvole della Serie A nei modelli A70
e A80 sono del tipo monostabile. Nel modello G90, invece, il solenoide è di tipo
speciale con memoria incorporata che consente di trasformare un’elettrovalvola
monostabile in bistabile - b) Montaggio di bobine per elettrovalvole ad
azionamento diretto (Camozzi).
Figura 10: a) Esempio di elettrovalvola a cassetto
ad azionamento diretto del tipo 5/2 monostabile. Si noti la presenza di un diodo
luminoso LED che segnala quando il solenoide è alimentato (DYNAMCO) - b) Simbolo
di una elettrovalvola ad azionamento diretto monostabile con ritorno a molla del
tipo 5/2, con comando ausiliario manuale - c) Simbolo di una elettrovalvola ad
azionamento diretto bistabile del tipo 5/2 con comandi ausiliari manuali.
Figura 11:a) Elettrovalvole ad azionamento diretto
Serie A. Si noti la possibilità di montare le valvole in batteria in modo da
realizzare un’isola di valvole e la vite per l’azionamento manuale della valvola
- b) Esempio di codifica di elettrovalvole ad azionamento diretto Serie A
(Camozzi).
Figura 12: Esempio di comando ausiliario manuale
mediante vite di un’elettrovalvola 3/2 monostabile: a) Valvola chiusa - b)
Valvola aperta (Norgren).
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