La temperatura di calore dei LED ad alta resa è di circa 5.000 -6.500°K con una resa cromatica superiore al 70%, caratteristiche di qualità che vanno nella direzione della norma UNI 11248.
norma UNI 11248
L’utilizzo di luce bianca è di importanza fondamentale per aumentare la visibilità notturna,incrementando la sicurezza stradale,in quanto migliora il contrasto e quindi la percezione delle superfici verticali (ostacoli).
L’occhio umano è composto da due tipologie di percettori visivi, i coni e i bastoncelli: i primi essenziali alla visione assiale nell’interno di un angolo di 2° e i secondi molto più importanti nella visione periferica,quest’ultima determinante nella percezione dei pericoli.
È dimostrato che la visione periferica è sensibilmente migliore in ambienti illuminati con sorgenti a luce bianca rispetto ad ambienti illuminati con sorgenti a luce gialla (p.e. sodio).
Esperimenti concreti eseguiti sul campo (Alan Lewis O.D., Ph.D.,Michigan College of Optometry) indicano che i tempi di reazione in presenza di diverse sorgenti cambiano drasticamente in favore delle sorgenti “bianche”.
Per dare un esempio concreto, a parità di luminanza misurata sull’asfalto, circa 1 cd/m2, il tempo di reazione misurato con lampade al sodio alta pressione era di oltre 1.100 msec contro i 790 msec in corrispondenza di lampade a ioduri metallici.
Il dato risulta ancora più evidente se si paragonano gli spettri di emissione (Figura 2) di alcune sorgenti luminose alla curva di sensibilità dell’occhio umano (Figura 3).
In campi applicativi che prevedono una luminanza media fino a 3 cd/m2, ovvero nell’ambito della cosiddetta regione mesopica, la curva di sensibilità notturna dell’occhio umano (Figura 3) dimostra maggiore allineamento alle bande spettrali sul verde e sul blu (tipiche bande componenti la luce bianca); mentre la curva di sensibilità diurna è maggiormente allineata alle bande spettrali che danno sul giallo e sul rosso.
Se ne conclude che l’occhio è maggiormente sensibile alla luce bianca specialmente a valori di luminanza compresi all’interno delle 3 cd/m2, ovvero la quasi totalità delle installazioni stradali.
È interessante notare che contrariamente a questo principio la formula usata per calcolare i lumen delle sorgenti luminose si basi esclusivamente sulla curva di sensibilità diurna dell’occhio umano e se questo è corretto in ambiti applicativi con luminanza superiora alle 3 cd/m2 (visione cosiddetta fotopica - illuminazione di interni o comunque ad alta intensità di luce) è quanto meno incompleto per le applicazioni con bassa luminanza.
Sarebbe teoricamente corretto “pesare” le sorgenti luminose sulla curva di sensibilità notturna e non diurna, ottenendo dei valori di lumen non più assoluti ma relativi all’ambito applicativo identificato sulla base della quantità di luce.