
Il contatto diretto si manifesta quando una persona tocca una parte attiva del circuito costituita da un qualsiasi elemento conduttore che si trova in tensione durante il normale funzionamento dell’impianto (conduttori non isolati, morsetti elettrici, ecc..). Un esempio di contatto diretto è descritto in figura 2 dove una persona tocca direttamente un conduttore scoperto che alimenta un elettrodomestico. La corrente che attraversa il corpo della persona si richiude per mezzo del terreno verso la cabina di distribuzione e dipende dalla somma delle diverse impedenze di contatto e dell’impedenza del circuito di ritorno verso la cabina (mano-conduttore, piedi-pavimento, impedenza della persona, resistenza di terra della cabina).
Modi di protezione dai contatti diretti
La protezione contro questo tipo di contatti può essere attuata in diversi modi e principalmente mediante l’isolamento delle parti attive (protezioni passive ottenute mediante ostacoli, involucri o barriere) oppure, ma solo in casi particolari, impiegando sistemi a bassissima tensione di sicurezza o funzionale (SELV, PELV, FELV). Abitualmente, nella maggior parte delle situazioni impiantistiche (ambienti agricoli, cantieri, abitazioni civili, ecc..), per proteggersi dai contatti diretti, oltre alle normali protezioni passive, si dimostra conveniente l’impiego di interruttori differenziali con Idn inferiore a 30 mA. Particolarmente pericolosi si dimostrano gli apparecchi elettrici mobili o portatili alimentati tramite cavi flessibili perché sono sottoposti nel loro normale funzionamento a sollecitazioni meccaniche che possono determinare in alcuni casi il deterioramento degli isolamenti. Per queste ragioni le Norme, per tutti i circuiti che alimentano prese a spina, prescrivono una protezione addizionale da attuarsi appunto mediante interruttori differenziali ad alta sensibilità.
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