Novità della VI edizione

Pubblicato: 7 maggio 2012 Categoria: Guide e approfondimenti
Novità della VI edizione

Fatta questa doverosa introduzione, con le seguenti note si intende commentare le principali novità introdotte dalla VI edizione della Norma CEI 64-8 per i sistemi TN.

In un sistema TN, per un guasto franco a terra, dovrebbe essere verificata in ogni punto del circuito la nota condizione

U0/ZS ≥ Ia

dove:
ZS è l’impedenza dell’anello di guasto 
U0 la tensione nominale verso terra del sistema.

In base alla vecchia edizione della Norma Ia identificava la corrente che, in condizioni ordinarie, era in grado di provocare l’apertura del circuito nel tempo di:

  • 5 s per i circuiti di distribuzione;

  • 5 s per i circuiti terminali che alimentano componenti elettrici fissi purché tensioni pericolose non si possano stabilire sugli apparecchi non fissi alimentati tramite altri circuiti terminali collegati al medesimo quadro o circuito di distribuzione;

  • 0,4 s per tutti gli altri circuiti terminali (quando: 120 V < U0 ≤ 230 V).

Con riferimento alla fig. 2, un guasto a massa sull’apparecchio fisso C fa fluire una corrente U0/Zs che può permanere nel circuito al massimo per 5 s.
Entro questo tempo di 5 s devono intervenire le protezioni opportunamente coordinate con l’impedenza dell’anello di guasto. La persona in contatto simultaneo con la massa estranea E e l’apparecchio D alimentato tramite la presa a spina, si trova sottoposta ad una tensione UDE= RAB*U0/ZS.

Sui circuiti terminali, che potrebbero alimentare tramite prese a spina apparecchi mobili e portatili, il tempo di contatto massimo non dovrebbe superare 0,4 s.

Si ritiene infatti che tali apparecchi siano più pericolosi di quelli fissi perché spesso direttamente impugnati dall’operatore e perché maggiormente sollecitati dal punto di vista meccanico nel normale utilizzo (in verità gli apparecchi mobili e portatili sono abitualmente di classe II e quindi protetti per costruzione, ma potrebbero essere anche di classe I).

Tutto ciò è però valido solo se la tensione di contatto tra massa e massa estranea non supera i 50 V, se cioè RAB*U0/ZS ≤ 50 V.

Se tale condizione non può essere soddisfatta si rende necessario un collegamento equipotenziale supplementare (EQS) al livello del quadro che alimenta gli apparecchi C e D (fig. 3).

Fin qui la vecchia Norma. Ora, con la nuova norma, Ia diventa la corrente che, in caso di guasto, determina l’interruzione del circuito in un tempo di:

  • 5 s per i circuiti di distribuzione e per i circuiti terminali protetti da dispositivi di sovracorrente aventi corrente nominale o regolata superiore a 32 A;
  • 0,4 s per i circuiti terminali protetti da dispositivi di sovracorrente con corrente nominale o regolata fino a 32 A (0,4 s si riduce a 0,2 s per i locali medici, i cantieri e le stalle di ricovero degli animali, dove la tensione di contatto limite è di 25 V).

In tab. 1 sono raccolti i tempi di interruzione nei sistemi TN in corrente alternata (41A, art. 413.1.3.3,) per tensioni nominali verso terra U0 comprese fra 120 V e 230 V (la nuova norma indica anche il tempo di intervento per i circuiti in corrente continua).

Tabella 1 - Tempi di interruzione nei sistemi TN (corrente alternata - 120 V < U 0 < 230 V)

Locali medici, cantieri e stalle
Luoghi ordinari

Circuiti di distribuzione e circuiti terminali
con In > 32 A
(s)

Circuiti terminali con In ≥ 32A
(s)

Circuiti di distribuzione
e circuiti terminali
con In > 32
(s)

Circuiti terminali con In ≤ 32A
(s)

5

0,2
5
0,4

La modifica semplifica l’applicabilità della norma anche se, a favore della semplicità, occorre accettare qualche compromesso.

Il tempo di intervento di 5 s non rispetta del tutto la curva di sicurezza ma può essere considerato accettabile per i circuiti di distribuzione per i quali si ritiene meno probabile un guasto). Per i circuiti terminali il rischio aumenta ed infatti deve essere operata una riduzione del tempo di intervento a 0,4s che diventa però sempre meno agevole rispettare con l’aumentare della corrente nominale dei dispositivi di sovracorrente.

Da queste considerazioni si è arrivati al compromesso di indicare in 5 s il tempo di interruzione massimo per i dispositivi di protezione contro le sovracorrenti con corrente nominale superiore a 32 A e in 0,4 s il tempo per quelli con corrente nominale fino a 32 A, indipendentemente che si tratti di circuiti che alimentano, tramite o senza prese a spina, apparecchi di classe I, mobili, trasportabili o portatili.

Ovviamente tutto sarebbe più semplice se si utilizzassero delgi interruttori differenziali perché la condizione da verificare, U0/Zs ≥ Ia (dove Ia è la corrente differenziale nominale di intervento Idn del dispositivo differenziale), risulterebbe sempre sempre soddisfatta.

I sistemi TN sono però tipici degli ambienti industriali dove la continuità di servizio è ritenuta spesso essenziale e quindi solitamente si preferisce, onde evitare interruzioni indesiderate, l’uso di dispositivi di sovracorrente anziché di tipo differenziale.


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