Accanto ai molti vantaggi fin qui evidenziati, nell’uso degli UPS si possono anche presentare alcuni aspetti negativi.
Il fattore di potenza del raddrizzatore presenta valori variabili tra lo 0,7 e lo 0,9 per cui in alcuni casi potrebbe rendersi necessario rifasare. La corrente in ingresso ha un elevato contenuto di armoniche che devono essere filtrare per evitare l’inquinamento della rete.
L’impedenza in uscita dal convertitore statico, normalmente non è lineare e per assorbimenti di corrente fino al valore nominale è inferiore al 10% di quella del carico mentre, per assorbimenti uguali a 1,5 volte la corrente nominale può raggiungere anche il 50% di quella del carico.
Per questo motivo la corrente di corto circuito in genere non supera due volte la corrente nominale creando problemi per quanto riguarda l’alimentazione di carichi con forti correnti di spunto (motori, ecc.), o con elevato contenuto di armoniche del terzo ordine (utilizzatori con circuiti induttivi su ferro).
Il dimensionamento dell’inverter, componente dell’UPS, deve essere perciò effettuato tenendo conto delle massime correnti di spunto e delle correnti di picco indispensabili al funzionamento dei carichi distorcenti e non, come avviene normalmente per i carichi in b.t., in funzione della corrente di impiego.
Per ovviare a questo problema si impiegano UPS autoprotetti contro le sovracorrenti che dispongono di dispositivi in grado di aumentare automaticamente l’impedenza interna al diminuire dell’impedenza del carico (esistono anche UPS muniti di autoprotezione contro i contatti indiretti che riduce la tensione ad un valore inferiore ai 40V quando viene meno l’isolamento verso massa).
Questi automatismi, realizzati elettronicamente e quindi con risposta quasi immediata, se risolvono alcuni problemi impiantistici altri però ne creano: se un UPS è destinato ad alimentare carichi con forti correnti di spunto deve essere sovradimensionato in particolare se il carico è ordinariamente alimentato attraverso l’UPS.
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