Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un grande sviluppo della generazione distribuita dell’energia elettrica, e oggi molti impianti industriali sono dotati di generazione interna di energia, in particolare da fonte fotovoltaica.

Se consideriamo un impianto elettrico industriale esistente a cui viene aggiunta una generazione interna di potenza attiva, sappiamo che sicuramente avremo una riduzione del fattore di potenza medio mensile visto al punto di consegna. In fase di progettazione prima, e di realizzazione poi, è bene tenere conto di questa conseguenza dell’impianto di generazione, per evitare situazioni di basso cos phi e applicazione di penali in bolletta o, peggio ancora, non ottemperare agli obblighi previsti dalle delibere ARERA in termini di impegno di potenza reattiva. Ed è il caso di tenere in debita considerazione anche gli aspetti di Power Quality, come vedremo più avanti.
Perché una generazione in autoconsumo porta ad una riduzione del fattore di potenza
Le delibere ARERA relative all’energia reattiva impongono dei vincoli al rapporto mensile tra energia reattiva impegnata ed energia attiva consumata: per non avere penali in bolletta tale rapporto deve essere minore di 0,33 (che corrisponde a cos phi 0,95). In termini trigonometrici, supponendo di avere a che fare con un impianto con un solo stato di funzionamento e supponendo di non essere in regime deformato, questo rapporto tra energie equivale alla tangente dell’angolo di sfasamento tra tensione e corrente ed al rapporto tra le rispettive potenze reattiva ed attiva. Con questi assunti, possiamo analizzare la situazione dal punto di vista delle potenze, in un determinato istante, ragionando sui loro flussi.
Come possiamo vedere dalla situazione indicata nel disegno A qui sopra, consideriamo un impianto passivo caratterizzato da una potenza attiva assorbita Pu, una potenza reattiva impegnata Qu ed una potenza rifasante Qc. Il rapporto tra la potenza attiva e la potenza reattiva vista al punto di consegna è:
Se viene aggiunta una generazione interna di potenza Pg Come si può vedere, tan phi1 > tan phi: l’aggiunta della generazione interna influenza negativamente il rapporto tra le potenze, ovvero abbassa il cos phi. Le relazioni viste sopra ci dicono che l’influenza della generazione interna è trascurabile se Pg << Pu, ma diventa sostanziale se Pg è nello stesso ordine di grandezza di Pu, o addirittura se Pg > Pu ovvero quando l’impianto di generazione eroga più potenza attiva di quella che consumano le utenze. Determinate soluzioni tecnologiche permettono all’impianto di generazione di fornire potenza reattiva (ad esempio quando la generazione è realizzata con generatore sincrono, o tramite inverter in grado di funzionare a cos phi diverso da 1). Altre soluzioni tecnologiche causano impegno di ulteriore potenza reattiva induttiva (ad esempio un generatore asincrono). In questi casi, nel bilancio delle potenze bisognerà considerare con l’opportuno segno anche questo addendo. Solitamente, le apparecchiature di generazione in grado di erogare una potenza apparente S con differenti sfasamenti sono utilizzate sfruttandone tutta la potenzialità per erogare potenza attiva, più pregiata ed economicamente più vantaggiosa. Vediamo con un esempio: Se a questo impianto, correttamente rifasato, aggiungiamo un fotovoltaico di potenza Pg = 450kW, nel momento di massimo soleggiamento avremo Tan phi1 = 1 ovvero cos phi = 0,7 In questi casi, per procedere verso la migliore soluzione per rifasare l’impianto, più che basarsi sul cos phi è meglio ragionare sui flussi di potenza attiva/reattiva che transitano dal punto di consegna: bisogna mettersi nelle situazioni limite e verificare cosa accade. Nel Le situazioni limite sono: Se ci fossero più fonti di generazione che insistono sullo stesso impianto, bisognerà avere la pazienza di analizzare tutte le situazioni limite possibili. Nella scelta della soluzione di rifasamento, distribuita o centralizzata, in bt e/o in MT, bisogna valutare costi (materiale, installazione) e risultati, tenendo in debita considerazione il fatto che: Per gli impianti prosumer valgono le stesse considerazioni “di base” degli impianti passivi puri: Poi dobbiamo porre attenzione alle peculiarità dovute alla presenza del ftv in scambio, nelle tre macro casistiche seguenti: Quando si aggiunge un impianto di generazione distribuita ad impianto elettrico industriale, non ci sono solo problemi di modifica del fattore di potenza medio. Ci sono anche altre problematiche, in primis quelle di power quality; in tal senso gli impianti di generazione distribuita, possono essere classificati in questo modo, in base ai disturbi immessi: Più in dettaglio, i disturbi introdotti sono i seguenti: Quando ad un impianto elettrico industriale esistente si decide di aggiungere una generazione interna, per valutare correttamente i benefici economici bisogna porre attenzione anche agli aspetti impiantistici. Se il fattore di potenza medio mensile risulta pesantemente abbassato, si possono avere nuovi costi in bolletta, con erosione del beneficio atteso dagli investimenti per realizzare l’impianto di generazione. A volte l’impianto elettrico subisce un impatto notevole, a causa le modifiche introdotte per accogliere un impianto di generazione. Anche dal punto di vista del Power Quality devono essere fatte le opportune valutazioni per assicurarsi che la parte preesistente e la parte nuova convivano “d’amore e d’accordo”. Eventuali problematiche di power quality potrebbero infatti risultare fastidiose sia per l’impianto produttivo (aumento del tasso di guasto delle apparecchiature più sensibili, fermi impianto, etc) che per la parte di generazione (performance inferiori alle attese, guasti, produzione a singhiozzo, etc). Per saperne di più a proposito delle soluzioni di Ortea Spa visita il nostro sito web www.next.ortea.com
Come valutare la situazione
le proseguo, anche per brevità, ci riferiremo al caso più diffuso di generazione interna fotovoltaica, ma le indicazioni possono essere generalizzate.
Come rifasare correttamente
In questo caso la potenza del ftv porta ad un effetto impiantistico trascurabile. Il rifasamento può essere dimensionato per raggiungere fattore di potenza 0,95, ed il TA asservito al rifasatore può essere installato indifferentemente a valle o a monte della derivazione del ftv.
In questo caso, installando il TA a monte della derivazione del ftv, avremmo potenzialmente delle situazioni problematiche, ovvero:
Installando invece il TA a valle della derivazione della generazione interna, non riusciremmo a correggere il vero cos phi dell’impianto per come visto al POD, che come è detto è in funzione della potenza erogata dal generatore. Però non avremmo i due problemi appena descritti.
La soluzione consigliata, in queste situazioni, è quella di installare il TA a valle della generazione interna, avendo l’accortezza di dimensionare il rifasatore, sulla base della potenza e del cos phi dei carichi passivi, allo scopo di cos phi = 1. In fase di installazione, bisognerà ricordarsi di impostare sul regolatore di potenza un cos phi target pari all’unità. Se l’impianto è alimentato in MT, si consiglia un rifasatore detuned.
In questo caso, se rifasando ad 1 le utenze passive bt non si riesce a risolvere il problema, e anche un rifasatore MT non risulta essere una soluzione percorribile, è possibile installare un rifasatore bt dimensionato per rifasare i carichi MT, connesso in MT tramite un trafo innalzatore dedicato, come nel disegno C qui sotto. Bisogna decidere opportunamente dove installare il TA asservito al rifasatore, per evitare i problemi descritti sopra.
In questo caso non è possibile posizionare il TA affinchè “veda” la sola corrente delle utenze passive. Si può fare un artificio installando un TA “sottrattore” come indicato nel disegno D qui sotto, che calcola la differenza tra la corrente totale e quella del ftv.Disturbi e problemi di power quality introdotti dagli impianti di generazione distribuita
Conclusioni