
L’illuminazione di sicurezza, essendo preposta alla evacuazione di una zona o
di un locale deve garantire una buona visibilità nell’intero spazio di mobilità
delle persone. Ma l’illuminazione di sicurezza deve, non solo rendere visibile
il locale, ma anche illuminare le indicazioni segnaletiche poste sulle uscite e
lungo le vie di esodo, in modo da identificare in maniera immediata il percorso
da seguire per giungere in un luogo sicuro.
Quindi un discorso
sull’illuminazione di sicurezza non può scindersi da quello sulla segnaletica di
sicurezza da impiegare per facilitare il raggiungimento delle uscite di
emergenza. Normalmente si devono usare segnali direzionali luminosi, nel caso in
cui si sia in un luogo da cui non è possibile vedere direttamente l’uscita di
emergenza.
Gli apparecchi di illuminazione da utilizzare devono rispondere alla norma EN 60598-2-22 (CEI 34-22) e devono essere installati almeno nei seguenti punti (queste sono indicazioni minime che possono essere integrate dal progettista in base alle singole situazioni):
- In corrispondenza di ogni uscita di sicurezza indicata
(figura 2);
- In corrispondenza di ogni porta di uscita prevista per l’uso in
emergenza (figura 3);
- Vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale)
ad ogni rampa di scale in modo che ognuna di esse riceva luce
diretta (figura 4);
- Analogamente vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso
orizzontale) ad ogni cambio di livello o gradino (figura 5);
- In corrispondenza dei segnali di sicurezza (figura 6);
- In corrispondenza di ogni cambio di direzione lungo la via
di esodo (figura 7);
- In corrispondenza di ogni intersezione di corridoi, cioè
quando ci si trova di fronte ad una diramazione o bivio che comporta una scelta
di direzione (figura 8);
- Immediatamente all’esterno di ogni uscita che porta in un luogo
sicuro (figura 9) cioè la meta dell’esodo in situazioni di emergenza.
Questo apparecchio potrebbe non essere necessario se il luogo sicuro è la
pubblica via dotata di illuminazione.
- Vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale)
ad ogni punto o locale di pronto soccorso (figura 10);
- Vicino (cioè ad una distanza inferiore ai 2 m misurati in senso orizzontale) ad ogni dispositivo antincendio (estintore, manichette, pulsanti di allarme, etc.) e ad ogni punto di chiamata telefonica per pronto soccorso o per interventi antincendio (figure 11 e 12)
Nelle due ultime situazioni indicate (punti 9 e 10), nel caso in cui i punti di pronto soccorso e antincendio non siano lungo le vie di esodo o in aree estese (dove vi è la presenza di illuminazione antipanico), e quindi siano più difficilmente individuabili, l’illuminamento a cui devono essere sottoposti deve essere di almeno 5 lx al suolo.
Ricordiamo che i livelli di illuminazione di cui parliamo (EN 1838) non devono tenere conto dei contributi dati dagli effetti di riflessione della luce e che sono sempre valori intesi come requisiti minimi. Inoltre è importante sottolineare che i livelli di illuminazione minimi devono essere garantiti lungo tutto l’arco di vita degli apparecchi di illuminazione di emergenza, e che per questo occorre in fase progettuale sempre sovradimensionare il valore di illuminamento per tenere conto dell’inevitabile degrado luminoso a cui è sottoposto qualunque apparecchio.
Un altro aspetto, non secondario è legato al fatto che l’illuminazione di sicurezza deve essere efficace per tutti, adulti, bambini, anziani, cioè categorie di persone che hanno delle percezioni visive molto differenti tra di loro e che quindi hanno diversi tempi di adattamento alla nuova situazione di illuminazione ed hanno bisogno di diversi livelli di luce per percepire la segnaletica. É in base a queste considerazioni che diventa di estrema importanza scegliere con cura la posizione e il livello di illuminamento dei segnali indicanti l’uscita di sicurezza o le vie di esodo, adattandoli alla tipologia di persone presenti. La norma UNI EN 1838 giudica quindi ovviamente molto importante che siano visibili e chiaramente indicate le uscite, quando il locale è occupato da persone.
In questo quadro si inserisce la considerazione che fa preferire un’illuminazione di sicurezza più elevata (anche al di sopra dei valori normativi o legislativi) in presenza di un ambiente con un livello di illuminamento normale elevato, questo per consentire all’occhio umano di accorciare il più possibile i tempi di adattamento alla nuova situazione. Indicativamente questa soluzione sarebbe auspicabile in quegli ambienti con illuminamento superiore ai 100 lx.
Installazione degli apparecchi
I requisiti minimi di visibilità impongono l’installazione degli apparecchi di illuminazione ad una altezza non inferiore ai 2 metri.
Nel caso in cui si ritenga che gli apparecchi siano sottoposti a sollecitazioni meccaniche particolari, quali urti o colpi che potrebbero comprometterne il funzionamento (ad esempio perché installati ad altezza inferiore ai 2,5 m o perché l’ambiente si presta particolarmente a questi rischi), è bene prevedere il montaggio di una griglia metallica di protezione.
É possibile anche installare apparecchi ad altezze inferiori se si desidera rimarcare la presenza di un ostacolo particolare sulla via di esodo, quale ad esempio un piccolo dislivello o gradino. Questi apparecchi ad altezze inferiori ai 2 metri sono comunque da considerare un “di più” che non va considerato nel progetto dell’impianto, anche perché il flusso luminoso di apparecchi a basse altezze, in presenza di molte persone che si dirigono verso l’uscita di sicurezza, viene quasi totalmente oscurato.
Un’altra cosa che ci si può chiedere, è se è migliore la scelta di apparecchi a parete o a soffitto. Apparentemente potrebbe essere indifferente, a parità di illuminamento; in realtà ci sono due fattori, uno ciascuno, a favore delle due soluzioni. L’installazione a soffitto non richiederà praticamente mai la griglia di protezione, ma nel contempo, in caso di presenza di fumo da incendio gli apparecchi a soffitto sono più oscurati rispetto a quelli a parete. Per prevedere problemi di questo genere, l’apparecchio di illuminazione potrebbe essere integrato con un dispositivo di puntamento laser che indichi l’uscita di sicurezza o il percorso da seguire per arrivarci.
In ogni caso, sia per l’illuminazione delle vie di esodo che per quella antipanico, occorre che la luce proveniente dagli apparecchi sia diretta dall’alto verso il suolo, illuminando ogni ostacolo fino a 2 m di altezza al di sopra del suolo.
Tipologie di illuminazione di sicurezza
L’illuminazione di sicurezza ha tre anime, cioè gli apparecchi di illuminazione si installano in base a tre diversi obiettivi, per illuminare le vie di esodo, per evitare l’insorgenza di situazioni di panico e per garantire la sicurezza di persone impegnate in lavori o situazioni rischiose. Analizziamo in dettaglio le caratteristiche che devono possedere questi tre tipi di illuminazione:
Illuminazione di sicurezza per l’esodo
In condizioni di emergenza, l’illuminazione delle vie di esodo ha lo scopo di consentire alle persone presenti di identificare chiaramente le vie di fuga verso un’uscita di sicurezza ed un conseguente luogo sicuro. Le vie di esodo, non solo però devono essere illuminate, ma devono anche essere segnalate; la segnaletica di sicurezza si inserisce quindi nel contesto dell’illuminazione per l’esodo. Attenzione però, anche se illuminazione e segnalazione si integrano per raggiungere un unico risultato, i livelli di illuminamento previsti per l’esodo devono venire solo dagli apparecchi di illuminazione e non devono tenere conto dell’illuminazione proveniente dai dispositivi di segnalazione retroilluminati, i quali vanno semmai ad aumentare l’illuminamento non a sostituirlo.
Quindi volendo esprimere in termini matematici l’illuminazione di sicurezza per l’esodo potremmo scrivere: illuminazione + segnalazione = esodo sicuro. Restando a parlare della parte di illuminazione necessaria per l’esodo (della segnaletica parleremo più avanti), occorre che essa illumini anche i dispositivi di pronto soccorso, sicurezza e antincendio. In particolare tutti i dieci luoghi indicati all’inizio del capitolo, fanno parte dell’illuminazione di sicurezza per l’esodo.
Il livello di illuminamento richiesto varia da ambiente ad ambiente essendoci diverse leggi o decreti che fissano valori differenti in un albergo piuttosto che in un ospedale (vedi il capitolo “Locali e tipologie di impianto nei quali è prevista l\'installazione dell’illuminazione di sicurezza”). In alcuni casi, invece, le disposizioni di legge impongono solo l’obbligo dell’illuminazione di sicurezza in un certo locale senza precisare i valori di illuminamento o di altri parametri necessari (quali autonomia, tempo di intervento, etc.). In queste situazioni si usano i valori dettati dalla norma UNI EN 1838, la quale prevede che per le vie di esodo di larghezza non superiore ai 2 metri, l’illuminamento al suolo sulla linea mediana sia uguale o superiore a 1 lx, mentre la banda centrale di larghezza pari o superiore alla via di esodo abbia un illuminamento almeno pari al 50% di quello presente sulla linea mediana (ad esempio potrebbe essere 1,5 lx sulla mediana e 0,8 nella banda centrale: vedi figura 13). Ovviamente possono esistere anche vie di esodo di larghezza superiore ai 2 metri. In tal caso ci deve essere l’illuminazione antipanico oppure si può scomporre la larghezza della via di esodo in tante strisce ciascuna con larghezza inferiore ai due metri, e seguire per ognuna di esse i criteri visti precedentemente (1 lx al centro - 50% ai lati). Va ricordato che i valori dettati dalla norma devono essere ottenuti non tenendo conto degli effetti di riflessione. Questo ci porta a fare un confronto tra quelle che sono le disposizioni di legge (spesso 5 lx ad un metro dal pavimento considerando gli effetti riflettenti di pareti, soffitto e pavimento) e le disposizioni della UNI EN 1838 (1 lx al pavimento senza considerare gli effetti riflettenti) concludendo che i due valori all’incirca si equivalgono.
In ogni caso per garantire una sufficiente uniformità, il rapporto tra illuminamento massimo e minimo sulla linea mediana non deve essere maggiore di 40. L’uniformità di illuminamento permette l’evitarsi di fenomeni quali aloni di luce che complicano l’individuazione delle vie di esodo.
Altre caratteristiche che deve possedere l’illuminazione di sicurezza per l’esodo secondo la norma UNI EN 1838 sono i seguenti: autonomia minima 1 ora, indice di resa cromatica almeno pari a 40, 50% dell’illuminamento entro 5 s e illuminamento completo entro 60 s.
Appare fondamentale, e la norma EN 1838 infatti se ne occupa, prendere in considerazione il problema dell’abbagliamento. Infatti un’intensità luminosa troppo intensa da parte degli apparecchi di illuminazione può provocare un effetto disturbante a livello visivo sulle persone in cerca della via di fuga. Ricordiamo che l’abbagliamento, semplificando, è quel fenomeno che si manifesta quando si ha una sorgente luminosa molto intensa con alle spalle una superficie buia, cioè un elevato contrasto.
La norma suddetta indica il livello di massima intensità luminosa all’interno del campo visivo delle persone, in base all’altezza di installazione dell’apparecchio di illuminazione (tabella 1). Per campo visivo si intende quello formato entro un angolo compreso tra 60 ° e 90 ° rispetto alla verticale per vie di esodo piane senza ostacoli (figura 14), e quello formato da qualsiasi angolo per tutte le altre vie di esodo (figura 15).
Altezza di installazione degli
apparecchi rispetto al suolo [m] |
Intensità luminosa massima consentita
per illuminazione delle vie di esodo ed antipanico
[cd] |
h < 2,5
|
500 |
2,5 = h <
3 |
900 |
3 = h <
3,5 |
1600 |
3,5 = h <
4 |
2500 |
4 = h <
4,5 |
3500 |
h =
4,5 |
5000 |
Illuminazione antipanico
“Senso di sgomento improvviso così intenso da togliere la possibilità di reazione e di riflessione” così il dizionario definisce il panico. L’illuminazione antipanico ha lo scopo di evitare che le persone presenti siano prese da questo senso di sgomento al venire a mancare dell’illuminazione ordinaria e che questo quindi ostacoli o disturbi il raggiungimento di un luogo da cui possa essere individuata una via di esodo. La norma EN 50172 “Sistemi di illuminazione di sicurezza” individua tre situazioni nelle quali è necessario prevedere un’illuminazione antipanico:
- In aree nelle quali non è immediato identificare una via di esodo
- In aree occupate normalmente da un elevato numero di persone
- In aree di superficie superiore ai 60 mq
Più in generale, il progettista deve cercare di immedesimarsi nelle persone di fronte ad una situazione di emergenza, cercando di capire quali possono essere le loro reazioni. Fatta questa analisi, occorre decidere di conseguenza sulla necessità o meno dell’illuminazione antipanico. Sull’intera area con illuminazione antipanico, l’illuminamento al suolo deve essere almeno pari a 0,5 lx, con l’unica eccezione di una fascia di 0,5 m posta sul perimetro dell’area considerata (EN 1838).
Le considerazioni e i valori relativi all’abbagliamento (tabella 1), al rapporto tra illuminamento massimo e minimo, all’indice di resa cromatica, all’autonomia e ai tempi di fornitura dell’illuminamento, ricalcano invece esattamente quanto già detto per l’illuminazione delle vie di esodo.
Illuminazione di aree con attività ad alto
rischio
Scopo di questo tipo di illuminazione di sicurezza, come indicato dalla norma UNI EN 1838, “è quello di contribuire alla sicurezza delle persone impegnate in situazioni o processi potenzialmente pericolosi, nonché di consentire l’effettuazione di corrette procedure di terminazione dei processi, in funzione della sicurezza di altri occupanti del luogo”.
E’ un compito del datore di lavoro, in base al Dlgs 626/94 individuare quali possono essere le situazioni e i processi pericolosi, tali da richiedere un’illuminazione particolare di questo tipo. Alcuni esempi potrebbero essere i seguenti: lavori in presenta di carroponte, lavorazioni in sotterraneo, lavori su macchine in movimento (figura 16), fonderie, etc.
Ricordiamo inoltre al riguardo anche l’articolo 2050 del Codice Civile sulle responsabilità per l’esercizio di attività pericolose: “Chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un\'attività pericolosa, per sua natura o per la natura dei mezzi adoperati, è tenuto al risarcimento, se non prova di avere adottato tutte le misure idonee a evitare il danno”.
Le caratteristiche che deve possedere un’illuminazione in aree ad alto rischio sono le seguenti:
- L’illuminamento mantenuto sul piano di riferimento deve essere
almeno pari al 10% dell’illuminamento in condizioni normali, e comunque mai
inferiore ai 15 lx;
- Ai fini di uniformità, il rapporto tra illuminamento massimo e illuminamento
minimo non può essere superiore a 10;
- Devono essere evitati effetti stroboscopici, cioè l’effetto ottico che fa
sembrare fermi organi di macchine in rotazione se la sorgente luminosa ha una
frequenza simile a quella della rotazione. Per questo sarebbe bene utilizzare
sorgenti luminose con frequenza di alimentazione differente dai 50 Hz;
- Per l’abbagliamento valgono le stesse considerazioni fatte per
l’illuminazione delle vie di esodo, ma i valori limite da rispettare sono
differenti (tabella 2);
- L’indice di resa cromatica deve essere almeno pari a 40;
- L’autonomia minima non viene indicata , se non nel tempo per il quale esiste
il rischio;
- I tempi di intervento devono essere al massimo di 0,5 s, meglio ancora se si utilizzano apparecchi di tipo permanente (sempre accesi).
Altezza di installazione degli
apparecchi rispetto al suolo [m] |
Intensità luminosa massima consentita
per illuminazione delle aree con attività ad alto rischio
[cd] |
h < 2,5
|
1000 |
2,5 = h <
3 |
1800 |
3 = h <
3,5 |
3200 |
3,5 = h <
4 |
5000 |
4 = h <
4,5 |
7000 |
h =
4,5 |
10000 |
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