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I segreti del wireless

Pubblicato: 13 dicembre 2003 Categoria: Ultime notizie

In questi ultimi anni è aumentata notevolmente la diffusione dei sistemi d'allarme senza fili, dovuta all'innegabile convenienza dei tempi d'installazione. Attenti, però, alla sicurezza.

La grande diffusione dei sistemi antintrusione senza fili ha spesso prodotto una diminuzione dei livelli di sicurezza degli impianti, essenzialmente a causa di una cronica e voluta disinformazione nei confronti degli installatori; infatti essi, entrando a contatto con l’utente, si limitano a proporre una soluzione al problema, salvaguardando l’estetica, senza avere le più appropriate informazioni tecniche in riferimento alle normative Cei sulla sicurezza e spesso senza richiedere al produttore/ rivenditore il certificato del Ministero delle Comunicazioni con l’autorizzazione all’immissione sul mercato dei prodotti acquistati in buona fede, convinti del fatto che, se un prodotto viene immesso nel mercato, è sicuramente efficiente ed affidabile.
La valutazione dei livelli di sicurezza di un sistema senza fili è regolamentata dalle norme Cei 79-16, che suddividono questa categoria di prodotti in quattro livelli A-B-C-D, ovvero 1°, 2°, 3° e 4° livello, dove il livello A (1°) è il minimo ed il livello D (4°) è il massimo.

Indipendentemente dai livelli di sicurezza, questi sistemi possono essere prodotti nelle bande di frequenza comprese tra 25MHz e 1.000MHz.

X) Tra 26,995MHz e 40,700MHz rientrano i sistemi radio che hanno l’oscillatore in trasmissione controllato al quarzo. Y) Tra 433,050MHz e 434,790MHz rientrano tutti i sistemi radio con l’oscillatore in trasmissione controllato da un risuonatore ceramico. La differenza tra le due tecnologie (X e Y) non è poca.

Nel primo caso (X) si ottiene, a pari potenza di trasmissione consentita dalle norme, un raggio d’azione anche dieci volte superiore ai sistemi a 433MHz (Y).
I sistemi X offrono la stabilità del raggio d’azione al variare della temperatura, una maggiore selettività dei segnali trasmessi e ricevuti e un’immunità totale ai disturbi radio, non fosse altro per il fatto che i canali usati per la trasmissione non sono intasati da altri dispositivi radio usati per altre applicazioni.

Nel secondo caso (Y) nella banda compresa tra 433MHz e 434MHz operano, oltre che i sistemi d’allarme, anche i radiocomandi per cancelli, radiocomandi per chiusure centralizzate auto e radiocomandi per giocattoli per bambini ed altre applicazioni.
La tecnologia usata per questi sistemi (Y) non consente una compensazione termica della sezione della radiofrequenza, con la conseguente variazione del raggio d’azione al variare della temperatura; inoltre, essendo poco selettivi (la tolleranza accettata dalle norme è del ± 5%), ricevono tutti i segnali radio emessi nell’etere compresi tra ± 5% del valore nominale: ad esempio per un sistema a 433MHz significa che la banda di ricezione è compresa tra 411,35MHz e 454,65MHZ, quindi questo ricevitore radio sarà oscurato o accecato da segnali radio compresi tra queste frequenze e di conseguenza da tutti i suoi multipli e sottomultipli in lunghezza d’onda, quindi 1/2, 1/4, 1/8 ecc.

In sostanza, oltre ai radiocomandi anche tutti i telefoni cellulari, i ponti radio telefonici e i ripetitori di segnali lavorando a 900MHz, la cui metà della lunghezza d’onda è 450MHz, trasmettendo a potenze più elevate sono in grado di accecare i sistemi riceventi di debole potenza a 433MHz o 434MHz.
Non è un caso che spesso ci si accorga che il proprio radiocomando per l’apertura di un cancello a seconda della situazione climatica o di disturbo radio vari la distanza d’azione per il comando d’apertura, spesso ridotta a pochi metri.
Quanto accade visibilmente aprendo un cancello con un radiocomando a 433MHz è quanto di fatto accade in un impianto d’antifurto nel dialogo tra la centrale d’allarme e le sue unità periferiche, sensori e sirene.
Questo è specificato nei test di prova a cui devono essere sottoposti i prodotti secondo le norme Emc attraverso un laboratorio di prove riconosciuto dalla Comunità Europea, il quale - dopo aver fatto i test - rilascia un rapporto dettagliato sulla qualità e sull’efficienza del prodotto stesso. Tale rapporto di prove quasi sempre non viene fornito all’installatore affinché possa valutare caso per caso quale tipo di prodotto è più opportuno installare presso il suo cliente in funzione del tipo di rischio a cui è sottoposto l’ambiente da proteggere.
Quanto espresso non ha la pretesa di voler colmare il vuoto informativo, ma unicamente di dare alcune informazioni che aiutino a capire e valutare il livello di qualità di un sistema da parte del diretto interessato, che di fatto è l’installatore d’impianti di sicurezza; va chiarito inoltre che in un sistema d’allarme sono in particolar modo due le possi- bili modalità di sabotaggio, intelligente o causale:

  1. simulazione dei codici d’attivazione del sistema. Le norme Cei 79-16 prevedono che il numero di codici d’identificazione debbano essere:
    • Livello 1° (A) 1.000
    • Livello 2° (B) 1.000
    • Livello 3° (C) 10.000
    • Livello 4° (D) 1.000.000
  2. blocco della comunicazione dell’allarme, sia tra sensori e centrale sia tra centrale e attuatori (sirene, combinatore telefonico, ecc.).

Le norme Cei prevedono che quanto al punto 2 debba essere rilevato attraverso un’indicazione con memoria e conseguentemente con l’attivazione dei circuiti d’uscita (allarme per sabotaggio).
La quasi totalità dei sistemi a 433MHz non lo prevedono; infatti, alcuni antifurto a 433MHz adottano circuiti di rilevazione contro l’accecamento radio, con conseguente produzione di falsi allarmi casuali, perché accecati da un telecomando, da un telefono cellulare o da un ponte ripetitore telefonico di segnale, che emettendo trasmissioni radio sulla stessa frequenza o con una frequenza multipla ad esempio 900MHz con una potenza più elevata, arrivando alla centralina d’allarme l’accecano con conseguente rilevazione e falso allarme per falso sabotaggio.

Nei sistemi dove non esistono dei circuiti di antiaccecamento il livello di sicurezza è ancora più basso, in quanto - ad impianto inserito - inviando un segnale radio più potente si impedisce alla centrale, alla sirena ed al combinatore telefonico di andare in allarme, proprio perché si è interrotto il dialogo di segnalazione d’allarme tra i sensori e la centrale.

Molti sistemi a 433MHz sono a livello zero di sicurezza, senza che ciò venga dichiarato dal produttore e senza che l’installatore ne sia a conoscenza. La realtà è che molti produttori di sistemi d’antifurto senza fili a 433MHz, 434MHz, 866MHz e 868MHz utilizzano, per mantenere i costi molto bassi, una tecnologia disponibile, già collaudata, semplice ed economica, cioè quella utilizzata negli apricancelli.

Alcuni costruttori resisi conto del problema hanno pensato di migliorare i propri prodotti ricorrendo alla cosiddetta “doppia frequenza”; anche questo criterio però risulta limitativo, poiché in pratica è stato impiegato nelle centrali, nelle sirene e nei sensori un sistema doppio allocato nello stesso involucro rispettivamente nelle frequenze 433MHz, 434MHz, 866MHz e 868MHz; se da un punto di vista dei disturbi casuali tale soluzione rappresenta un miglioramento, i suoi benefici sono dubbi contro tentativi di sabotaggio: in pratica, è sufficiente un apparato in trasmissione con doppia frequenza o a larga banda (telefoni cellulari, radiocomandi per cancelli e ponti ripetitori) per accecare e bloccare il sistema. Non è un caso che non vengano pubblicizzati dai rispettivi produttori i livelli di sicurezza dei propri prodotti secondo le norme Cei di riferimento, che sono le uniche riconosciute ai fini della sicurezza.

Alcuni produttori si rifanno in modo puramente commerciale a laboratori di prova di qualità, i quali hanno funzioni d’accertamento della qualità del prodotto e di verifica, se richiesta, a quali norme Cei si riferisce il prodotto: ad esempio, se si tratta di un elettrodomestico, tipo ferro da stiro, ha senso acquistare un prodotto con marchio di qualità rispetto ad un altro, perché non è in discussione la prestazione dell’oggetto, ma la sicurezza che l’oggetto non produca danni a carico della persona che lo usa. In un sistema di sicurezza è prevalente il grado d’insabotabilità e di affidabilità del prodotto regolamentato dalle norme Cei 79-16 con riferimento alla norma Ets-300-220.

Quanto sopra descritto non riguarda i sistemi radio con frequenze più basse controllate al quarzo comprese tra 26MHz e 40MHz poiché:

  1. le bande di frequenza che un produttore può adottare sono assegnate dal ministero competente e sono canali liberi non in uso in altri settori merceologici;
  2. tutti i trasmettitori radio hanno la sezione della radiofrequenza compensata in temperatura, quindi hanno un raggio d’azione stabile;
  3. questi sistemi prevedono codici di trasmissione algoritmici non identificabili o riproducibili;
  4. la centrale, i sensori, gli attuatori, le sirene e i combinatori telefonici hanno un’autodiagnosi 24 ore su 24, segnalando in qualsiasi condizione sabotaggio, pila scarica, allarme e controllo d’alimentazione quando alimentati a 220V;
  5. prevedono collegamenti misti via radio e via filo senza che i fili si comportino come antenne generatrici di disturbi radio in ricezione e con false trasmissioni radio;
  6. non sono interferibili da radiocomandi per cancelli, telefoni cellulari o altri apparati radio;
  7. segnalano otticamente e acusticamente ogni anomalia ad impianto spento;
  8. la banda di ricezione ha una selettività pari al ± 0,0001% della frequenza trasmessa;
  9. gli involucri della centrale, della sirena, del combinatore telefonico e dei sensori, non utilizzando le antenne esterne, sono conformi al 4° livello (D) delle norme Cei.

Attualmente il produttore di questi sistemi in Europa è Albano Elettronica, che adotta la tecnologia per la radiofrequenza controllata al quarzo con tre frequenze in concessione d’uso da parte del Ministero delle comunicazioni in Italia, due in Francia, una in Olanda, una in Belgio, una negli Stati Uniti, una in Danimarca, una in Svezia, una in Finlandia, una in Svizzera, una in Malesia e una a Singapore.