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Guida:protezione da campi elettromagnetici bassa frequenza (campi ELF)-1°parte

Pubblicato: 16 maggio 2012 Categoria: Guide e approfondimenti
Guida:protezione da campi elettromagnetici bassa frequenza (campi ELF)-1°parte
Scena 1: L’accusa.
“Quando ci troviamo sotto ad un torrido sole avvertiamo immediatamente come calore il bombardamento energetico a cui siamo sottoposti, almeno per la parte relativa ai raggi infrarossi (quelli che scaldano). Talvolta viene suscitata una reazione di difesa del nostro organismo che inizia a sudare. Quando, invece, siamo bombardati da onde elettromagnetiche emesse da campi elettromagnetici, non abbiamo bisogno di alcun allarme (non ci accorgiamo di essere “trapassati” da queste onde di energia) e tanto meno un meccanismo di difesa. Questo fenomeno somiglia molto a quello della radioattività: le onde energetiche ci colpiscono senza che noi possiamo accorgercene e soprattutto senza poterci difendere” (documento del WWF).

Scena 2: La difesa.
“Le indagini sperimentali non forniscono alcuna prova riproducibile dei possibili effetti delle esposizioni croniche ai campi elettromagnetici. In base alle attuali conoscenze, i campi non sono in grado di innescare un tumore: le numerose indagini nel campo delle mutazioni indotte dai campi (modifiche dei cromosomi) hanno infatti dato risultati chiaramente negativi” (documento di A. Romer Docente Universitario).

Abbiamo voluto iniziare la nostra trattazione con un’immagine teatrale. Come di fronte ad un palcoscenico ascoltiamo le posizioni contrapposte dei due protagonisti e ci sembra che entrambi dicano la verità, forse è così o forse la verità è solo un’illusione, simile a quella di chi chiede con insistenza alla comunità scientifica di dire con chiarezza se i campi elettromagnetici sono, o non sono pericolosi. Non sanno costoro che la scienza non è risposta secca alle domande, ma è il regno del dubbio, della continua ricerca, del continuo domandarsi e interrogarsi. Chi non accetta questo, può sempre appoggiarsi su un atteggiamento dogmatico, in un senso o nell’altro, tipico però di uno spirito religioso e non scientifico, ed è proprio questo, che sta accadendo spesso in questi anni riguardo alla problematica della presunta pericolosità dei campi elettromagnetici. Molte persone, fermamente convinte della loro pericolosità, o esattamente del contrario, difendono la loro posizione, non in base a dati oggettivi, ma a convinzioni che paiono di tipo fideistico.

Non vogliamo certo affermare che la ricerca scientifica non sia in grado di fornirci delle indicazioni, ma solo che non ci si può aspettare il “tutto e subito”. La situazione attuale riguardo alla pericolosità dei campi elettromagnetici è, a suo modo, chiara: non vi è nessuna certezza, nessuna ricerca è giunta a risultati inequivocabili, ed è per questo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), riguardo a questo argomento, adotta il cosiddetto “principio di precauzione” applicato in circostanze caratterizzate da un alto grado di incertezza scientifica, e basato sulla necessità di intervenire nei confronti di un rischio potenzialmente grave senza attendere i risultati della ricerca scientifica. In poche parole si adottano dei limiti, delle distanze, delle precauzioni, da rispettare anche se si brancola un po’ nel buio sui “numeri” da scegliere, attendendo che nei prossimi anni si chiariscano sempre di più i livelli effettivi di pericolosità.

La nostra guida è limitata (si fa per dire, data la vastità dell’argomento) ai campi elettromagnetici a bassa frequenza, non solo quelli chiamati ELF (Extremely Low Frequency) che terminano a 3 kHz, ma anche quelli che arrivano almeno fino a 10 kHz perché varie macchine industriali ad induzione funzionano a diverse migliaia di Hertz e perché i 10 kHz sono il limite di applicazione della Guida CEI 211-6 relativa alla misura e valutazione dei campi elettrici e magnetici in bassa frequenza.


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