Guida al comando di emergenza negli impianti (seconda parte)

Pubblicato: 15 aprile 2012 Categoria: Guide e approfondimenti
Guida al comando di emergenza negli impianti (seconda parte)
Il comando di emergenza può essere realizzato con due filosofie circuitali differenti:


  1. Tramite un comando diretto sul circuito di potenza (figura 3) . In questo caso il comando di emergenza agisce direttamente sulla/e linea/e di alimentazione da interrompere e/o chiudere. É il metodo più sicuro ed affidabile, anche se presenta i rischi di far transitare la linea di potenza all\'esterno del locale. Per comandare direttamente l\'emergenza si possono utilizzare interruttori automatici magnetotermici modulari o scatolati, o interruttori di manovra non automatici.

  2. Tramite un dispositivo che agisce sul circuito di comando (alimentato normalmente, ma non necessariamente, a bassissima tensione di sicurezza SELV). Le soluzioni circuitali adottabili sono in questo caso due:


    1. Interruttore con bobina di sgancio \"di minima tensione\", azionato da pulsante con contatto in apertura (normalmente chiuso). In questo caso il contatto del pulsante è normalmente chiuso e la bobina è percorsa da corrente. Il difetto di questa soluzione è che, in caso di assenza della tensione di rete o anche soltanto di un buco di tensione, la bobina non risulta più percorsa da corrente, come conseguenza il contatto del pulsante si apre, e si ottiene un intervento di emergenza indesiderato. La soluzione circuitale realizzata normalmente per ovviare a questo inconveniente, è quella di utilizzare dispositivi che oltre alla bobina di sgancio possiedono un soccorritore, alimentato da una batteria in tampone, il quale mantiene alimentata la bobina anche in caso di mancanza della tensione di rete (figura 4). Ovviamente, per mantenere in efficienza il comando di emergenza, occorre periodicamente (seguendo le indicazioni del costruttore) controllare lo stato di efficienza delle batterie. Occorre anche dire comunque che la soluzione con batteria + soccorritore, non sempre è economicamente sostenibile od accettabile per piccoli impianti, nei quali può essere quindi preferibile la soluzione più semplice anche se più fragile (figura 5, in cui si agisce sulla bobina di sgancio di un contattore);

    2. Interruttore con bobina di sgancio \"a lancio di corrente\", azionato da pulsante con contatto in chiusura (normalmente aperto). In questo caso il contatto del pulsante è normalmente aperto e la bobina non è percorsa da corrente. La norma CEI 64-8 permette questa soluzione solo se accompagnata da una segnalazione luminosa che indichi la funzionalità del circuito (figura 6). Occorre, in pratica, collegare in parallelo al contatto del pulsante una lampada a basso consumo di colore verde, la cui accensione è indice di presenza di tensione sul circuito e quindi di comando di emergenza pronto ad intervenire. Se la lampada è spenta significa che il circuito di alimentazione della bobina è interrotto. Poiché questo tipo di segnalazione non è comprensibile da tutti, è consigliato l\'utilizzo della bobina a lancio di corrente solo in impianti dove è presente personale addestrato. In ogni caso questa seconda soluzione tramite circuito di comando è ritenuta meno affidabile della prima.

Allegati scaricabili
Guida al comando di emergenza negli impianti

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