Pubblicato: 30 maggio 2012
Categoria: Altro

Il documento era stato aggiornato due anni fa tenendo conto del fatto che la rete di media tensione del distributore può essere esercita oltre che a neutro isolato anche con neutro a terra tramite impedenza e che la nuova norma CEI 11-1 prevede la definizione nei centri urbani dell’impianto di terra globale.
Circa il nuovo concetto ancora da assimilare del tutto di impianto di terra globale non abbiamo letto nel documento informazioni specifiche e quindi ci dobbiamo accontentare di quanto molto sinteticamente si trova scritto nella norma CEI 11-1, che riportiamo insieme ad altri articoli di interesse successivamente.
Abbiamo cercato aiuto, ma invano, nella norma CEI 11-37, 1996-12, prima edizione, “Guida per l’esecuzione degli impianti di terra di stabilimenti industriali per sistemi di I, II e III categoria”: sembra infatti - stranamente - che la necessità nel nostro paese di approfondimento di un tema così rilevante non sia minimamente avvertita.
Abbiamo cercato aiuto in un testo molto interessante di recente pubblicazione ed aggiornato alla fine del 2002, che tratta di elementi di progettazione elettrica di impianti industriali, ma nel capitolo dedicato agli impianti di terra l’impianto di terra globale non risulta trattato, anche perché tali realtà trovano difficilmente collocazione in area urbana.
Un testo che può essere di aiuto al tecnico che desidera migliorare le proprie conoscenze sull’impianto di terra globale è la pregevolissima opera redatta dai professori V. Cataliotti e A. Campoccia sull’argomento degli impianti di terra in generale, in quanto anche se al riguardo dello specifico argomento non sembra ufficialmente allargare le informazioni oltre a quanto si può recepire alla lettura della norma, in altri capitoli dà utilissime indicazioni sulla possibile effettiva consistenza di tale dispositivo e sulle modalità di approccio alla sua trattazione teorica.
Di seguito si riportano, scritte in corsivo, le prescrizioni di Enel, ricavate dalla lettura dei contenuti del paragrafo 6.4 intitolato “Impianto di terra” del nuovo documento, e appena sotto non in corsivo alcuni commenti. Sono inoltre evidenziate di massima le modifiche introdotte nei confronti del confronti del documento previgente.
Circa il nuovo concetto ancora da assimilare del tutto di impianto di terra globale non abbiamo letto nel documento informazioni specifiche e quindi ci dobbiamo accontentare di quanto molto sinteticamente si trova scritto nella norma CEI 11-1, che riportiamo insieme ad altri articoli di interesse successivamente.
Abbiamo cercato aiuto, ma invano, nella norma CEI 11-37, 1996-12, prima edizione, “Guida per l’esecuzione degli impianti di terra di stabilimenti industriali per sistemi di I, II e III categoria”: sembra infatti - stranamente - che la necessità nel nostro paese di approfondimento di un tema così rilevante non sia minimamente avvertita.
Abbiamo cercato aiuto in un testo molto interessante di recente pubblicazione ed aggiornato alla fine del 2002, che tratta di elementi di progettazione elettrica di impianti industriali, ma nel capitolo dedicato agli impianti di terra l’impianto di terra globale non risulta trattato, anche perché tali realtà trovano difficilmente collocazione in area urbana.
Un testo che può essere di aiuto al tecnico che desidera migliorare le proprie conoscenze sull’impianto di terra globale è la pregevolissima opera redatta dai professori V. Cataliotti e A. Campoccia sull’argomento degli impianti di terra in generale, in quanto anche se al riguardo dello specifico argomento non sembra ufficialmente allargare le informazioni oltre a quanto si può recepire alla lettura della norma, in altri capitoli dà utilissime indicazioni sulla possibile effettiva consistenza di tale dispositivo e sulle modalità di approccio alla sua trattazione teorica.
Di seguito si riportano, scritte in corsivo, le prescrizioni di Enel, ricavate dalla lettura dei contenuti del paragrafo 6.4 intitolato “Impianto di terra” del nuovo documento, e appena sotto non in corsivo alcuni commenti. Sono inoltre evidenziate di massima le modifiche introdotte nei confronti del confronti del documento previgente.
- L’impianto di terra per i locali cliente, consegna e misura dovrà essere unico. Quindi in generale ricordiamo che esso potrebbe non essere unico per l’intera attività dell’utente con possibili conseguenze negative nei riguardi della sicurezza in relazione ai pericoli dovuti ai contatti indiretti. Tali conseguenze sono state descritte nella relazione presentata al convegno nazionale del 26 ottobre 2001 tenutosi a Roma, sul tema “Il servizio elettrico in aree urbane: sicurezza e formazione”, organizzato dall’Istituto Superiore dall’Istituto Superiore per la Previdenza e la Sicurezza del Lavoro.
- L’impianto di terra deve rispondere alle norme vigenti.
- Il progetto e la realizzazione dell’impianto di terra è a totale carico del cliente.
- Il cliente è responsabile dell’esercizio e della manutenzione dell’intero impianto di terra.
Si ritiene che dei collegamenti a terra e della loro buona efficienza nel locale di consegna sia responsabile Enel e che questo aspetto debba essere meglio precisato.
- Nel locale consegna sarà messo a disposizione un bullone a morsetto per il collegamento delle masse delle apparecchiature Enel all’impianto di terra.
- Il dimensionamento dell’impianto di terra deve essere fatto sulla base della corrente di guasto a terra sulla rete MT e del tempo di eliminazione del guasto a terra da parte delle protezioni Enel.
- Anche in presenza di impianto di terra globale l’impianto di terra sarà costituito almeno da un anello equipotenziale con quattro picchetti ai vertici.
Continua a non essere chiaro il significato tecnico dell’obbligo che l’ente distributore pone in capo all’utente di realizzare un impianto minimale di dispersione a terra delle correnti di guasto anche in presenza di impianto di terra globale.
Ad esempio anche ammesso e non concesso che ogni utente debba portare un suo contributo alla realizzazione della rete equipotenziale dell’impianto di terra globale esistente, ci chiediamo perché il progettista dell’impianto elettrico di utente responsabile concretamente della realizzazione del dispositivo di protezione (vedasi punto precedente) sia costretto a costruire il dispersore nei punti in cui la riduzione del rischio è minima e non al contrario dove la presenza di persone è rilevante. Ciò contro ogni ragione di principio, da anni ormai accettata e consolidata dalle norme tecniche più attuali e cioè dalla regola d’arte vigente.
- Enel distribuzione non può garantire nel tempo la sussistenza dell’impianto di terra globale.
Il significato di questa indicazione merita di essere approfondito per le notevoli conseguenze che in merito a questioni di sicurezza e a questione economiche se ne possono trarre.
Il professionista incaricato della progettazione dell’impianto di terra del cliente deve essere meglio informato per poter decidere sulla consistenza e sulle prestazioni dell’impianto da realizzare.
Cosa significa concretamente l’affermazione di Enel? In linea di principio è vero che niente si può mai garantire nel tempo: nel caso specifico l’affermazione di Enel vuol costringere comunque il cliente a dotarsi di un impianto di terra come se l’impianto di terra globale non esistesse? E in questo caso, come potrebbe il cliente verificare l’efficienza del suo impianto senza nulla conoscere dell’impianto di terra globale?
Non si possono escludere, anzi si devono ipotizzare “per definizione” situazioni di dipendenza tra i due sistemi disperdenti: la regola tecnica in generale chiede di approfondire tale aspetto. I risvolti in termini di responsabilità e di oneri economici sono molto consistenti e debbono essere tutti tempestivamente e completamente chiariti. Ci si chiede anzi come si possa pervenire a tali situazioni di mancanza di chiarezza di comportamento nella quasi indifferenza/passività delle categorie coinvolte (utenti, professionisti, installatori, verificatori).
- L’impianto di terra, con riferimento alla norma CEI 11-1, dovrà essere: realizzato secondo le regole di buona tecnica, di caratteristiche tali che ne garantiscano la resistenza meccanica e alla corrosione, rispondente ai requisiti termici.
- Prima della messa in servizio il cliente farà effettuare la verifica dell’impianto di terra e consegnare ad Enel la relativa certificazione corredata della descrizione delle sue caratteristiche e della sua configurazione.
Per certificazione si intende la dichiarazione di conformità dell’impianto di terra ai sensi dell’articolo 2 del DPR 22 ottobre 2001, n. 462, costituita da un attestato dell’installatore ai sensi della legge 46/90 relativa all’impianto di terra.
Il termine certificazione usato da Enel non è chiaro: in genere per certificazione si intende un documento sottoscritto da un ente o professionista qualificato ed abilitato, che attesta sotto la sua responsabilità la veridicità di affermazioni e/o la sussistenza di requisiti.
Nel caso specifico l’installatore non può comunque che rilasciare una semplice dichiarazione visto che esso stesso è l’esecutore dell’impianto di protezione dai contatti indiretti in esame.
Si tratta di una svista di Enel o si chiede da parte dell’Ente per maggior cautela un documento redatto ad hoc? Si propende per la prima ipotesi in quanto non si vede come Enel possa andar oltre quanto già prevede la legge nelle sue richieste.
È interessante notare come Enel si premuri correttamente di ottenere ogni utile documento che ne tuteli la responsabilità e nel contempo come non sia minimamente trattato e riconosciuto un corrispondente principio di reciprocità.
Si pensi ad esempio ad un professionista o ad un installatore, che si debba occupare degli impianti elettrici di un complesso all’interno del quale insiste una cabina MT/BT dell’Enel e che per una corretta valutazione dei rischi e degli interventi da proporre e da attuare desideri conoscere i dettagli delle corrispondenti opere eseguite dall’Ente.
Per quanto ci riguarda tutte le volte che sono stati chiesti documenti in tal senso ad Enel non ci è mai stato consegnato alcunché. Ci si chiede perché Enel ne ravvisi da un lato per sé la giusta necessità, ma non riconosca le stesse motivazioni al professionista o all’installatore, in capo ai quali l’Ente stesso si fa premura di chiarire che esclusivamente ricade ogni responsabilità.
È da notare invece che l’ente distributore continua a non prevedere l’obbligo per sè di comunicare all’utente il valore della resistenza equivalente dell’impianto di terra globale. Il senso dell’introduzione nella norma tecnica dell’impianto di terra globale era quello di semplificare la soluzione di un problema non piccolo per gli utenti, consentendo nel contempo di evitare un inutile spreco di risorse economiche per la realizzazione di verifiche dal senso tecnico imprecisabile.
Sembrava potersi ritenere infatti che esistesse già un impianto di dispersione costituito dall’insieme degli impianti di terra delle cabine “pubbliche” di distribuzione cittadine, che rispondono a determinati requisiti di densità, cui l’utente potesse allacciarsi e di cui l’ente fornitore era in grado di fornire il valore della resistenza di terra.
L’utente risultava così ufficialmente e praticamente esonerato da verifiche, che d’altra parte sarebbero state impossibili da eseguire, e, nella preparazione dei relativi documenti di legge, avrebbe potuto usare del valore acquisito, restando a suo carico la sola verifica della continuità dei collegamenti di terra, essendo per il resto l’impianto assolutamente sicuro.
Dei vantaggi previsti e descritti non si trova però traccia anche nell’ultima versione del documento che è stato messo a disposizione e che abbiamo letto.
- Il cliente si impegna ad inviare ad Enel gli esiti e i valori delle verifiche periodiche, che a proprie spese dovrà far eseguire, in ottemperanza alle disposizioni previste per legge alle scadenze dovute.
Sempre in applicazione del principio di reciprocità si chiede che per gli impianti esistenti non appartenenti ad impianti di terra globali siano messi a disposizione dei professionisti tutti i documenti e le informazioni utili per definire i rischi elettrici e le contromisure da adottare.
- Se nell’eseguire le verifiche fossero necessarie le misure delle tensioni di contatto, opportunamente avvertito Enel si renderà disponibile per quanto necessario.
Perché Enel non chiede di verificare anche le tensioni di passo, come invece si esprime la norma CEI? Forse Enel vuol dire che per quanto riguarda le misure da condurre all’interno dei locali di misura e di consegna le tensioni di passo non devono essere tenute in considerazione perché non pericolose.
Tale osservazione può essere estesa dal cliente ai propri eventuali locali di trasformazione anche se di dimensioni ben maggiori di quelli nella disponibilità di accesso di Enel?
- In occasione delle verifiche di legge il cliente chiederà all’Enel l’aggiornamento dei dati necessari per la verifica e consegnerà ad Enel la relativa certificazione.
A ben guardare, se l’obiettivo è quello di garantire la sicurezza delle persone, dovrebbe essere Enel a comunicare immediatamente agli utenti le variazioni dei dati necessari al corretto dimensionamento dell’impianto di terra.
Si eviterebbe così il possibile esercizio di un impianto non idoneo per alcuni intervalli di tempo e si garantirebbe certamente un più tempestivo adeguamento.
Il tecnico che deve progettare la consistenza dell’impianto di terra ha scarsi elementi per valutare il rischio e un più ampio, facile, continuo scambio di informazioni con l’ente sulle modalità di gestione della rete di distribuzione potrebbe giovare per un più avveduto investimento delle risorse da destinare al contenimento dello specifico rischio.
Si conclude chiedendo che siano organizzati incontri tecnici tesi ad approfondire i problemi da superare per trovare le soluzioni da dare al problema delle verifiche degli impianti di utente nelle città e siano organizzati tavoli di lavoro con Enel Distribuzione per arrivare a protocolli che non siano come spesso è stato nel passato penalizzanti sempre e solo per gli utenti.

